L’altra Luna, dove può arrivare l’omofobia in Bosnia-Erzegovina?

Roma – “L’altra Luna” è tanti spunti, in primis un focus sulla visione dell’omosessualità nei territori sotto la Bosnia-Erzegovina: una condizione non accettata, in un Paese ancora lontano da una visione occidentale della questione e capace di arrivare a forti violenze verso la persona omosessuale per spingerla fuori dalla comunità cittadina o dallo Stato bosniaco.

La trama si mostra originale, soprattutto perché l’amore omosessuale tra Luna (l’attrice Luna Zimic Mijovic) e Martina (col volto di Tania Bambaci), è una prima esperienza lesbo per entrambe le ragazze. Una relazione che però vive duplici ostacoli, non solo legati al contesto bosniaco ma anche alla vita della stessa Luna.

Infatti, Luna è una ragazza di Sarajevo in procinto di sposarsi col proprio fidanzato Haris. Proprio in questa situazione, incontra la giovane italiana Martina, venuta in Bosnia in un momento di crisi personale e con alle spalle delle relazioni sentimentali burrascose. Proprio in Bosnia, la ragazza italiana ha una relazione ambigua con Matteo, attuale fidanzato Maja, ovvero la miglior amica di Luna,

In questo complesso intreccio, Luna e Martina iniziano il proprio amore segreto. Una relazione clandestina non solo legata alla società poco accomodante verso le coppie omosessuali, ma anche per diversi interessi matrimoniali che ruotano intorno alla famiglia di Haris e quella di Luna. A complicare ulteriormente tutto, anche la figura di Nermin, fratello della ragazza bosniaca e famoso a Sarajevo per azioni di violenza verso le minoranze etniche della città: proprio il ragazzo si dimostrerà come uno dei maggiori ostacoli a tale frequentazione.

LO STATO PSICOLOGICO DELLE PROTAGONISTE

Partendo da Luna, vediamo una ragazza intrappolata nella vita di tutti i giorni e costretta a ubbidire a ogni scelta dei propri genitori senza mai dissentire: brillante studentessa liceale; costretta a sposarsi a 17 anni probabilmente in un matrimonio combinato e non avendo mai vissuto il brivido della gioventù.

Altra storia in confronto a Martina, che provenendo dall’Italia, ovvero un Paese occidentale e che ha plasmato nel suo patrimonio culturale la concezione dell’amore libero, arriva in Bosnia per trovare la tranquillità e una pace con sé stessa. Ma al cuore non si comanda, tanto da innamorarsi a prima vista della semplice Luna, in quella che si rivela la sua prima esperienza omosessuale.

Per Luna, Martina è il mezzo per trasgredire, ribellarsi gradualmente a un sistema che gli va stretto e riprendersi una libertà negata fino a quel momento. Luna gradualmente prende coscienza dei sentimenti per Martina, tanto che per lei decide di fuggire da un clima familiare ostile in cerca della meritata felicità in un altro punto del mondo.

QUALCHE OPINIONE A CALDO

“L’altra Luna” è una perfetta fotografia della “caccia alle streghe” verso una persona omosessuale.

Non solo la ghettizzazione dell’essere e il non accettare il suo orientamento sessuale, in una società che sminuisce la faccenda con una banale “sbandata adolescenziale” per lo stress. Anche la violenza perpetrata verso queste persone, con alcuni cittadini pronti a tutto per escluderli dalla comunità cittadina e fargli lasciare il Paese: complotti; violenze fisiche e addirittura stupri, in condizioni drammatiche che ci riportano alla mente quell’intolleranza razziale teorizzata e messa in atto da Adolf Hitler.

Oggettivamente, ci fa anche capire la differenza tra un cittadino dell’Unione Europea e quello di un Paese che vorrebbe entrare nell’UE: da una parte, la concezione della tolleranza e la libertà; dall’altra uno Stato che vorrebbe entrare in un sistema basato sulle libertà individuali, non rispettandone però nessuna a conti fatti.

La Bosnia-Erzegovina chiede l’ingresso in Unione Europea dal 15 febbraio 2016, in una proposta tenuta congelata non solo per un incandescente stato geopolitico ed economico del Paese: anche l’aspetto sociale, che come mostra il film non è totalmente inclusivo verso le diversità.

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