Esce il documentario su Lucy, la donna transessuale più anziana d’Italia

Roma – Arriverà nei cinema dal 10 gennaio 2022, il docufilm dedicato a Lucy, la donna transessuale più anziana d’Italia.

L’opera chiamata “C’è un soffio di vita soltanto”, prende spunto per il titolo da una delle poesie scritte dall’anziana signora. Una pellicola che ripercorre la vita di questa donna, immergendoci sul perché dei propri orientamenti sessuali, gli abusi subiti in giovane età, le brutture della Seconda Guerra Mondiale, l’esperienza della prostituzione, la morte dei propri cari e la quotidianità di un’anziana con 96 anni sulle spalle.

Il documentario a opera di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, è un viaggio completo nella diversità. Questa, vista dagli occhi di una persona che vive – e ha vissuto – la propria transessualità dall’inizio del Dopoguerra a oggi. Una storia che ripercorre i “grandi tabù” di vecchie epoche storiche, l’orrore dei campi di concentramento e la necessità di trovare soldi per sopravvivere.

Che si tratti di Lucy, Luciana o Carmen, sempre parliamo di una donna sopravvissuta agli orrori della storia e della vita. Come la definiscono i propri cari, “una miracolata, cui Dio deve aver scritto un destino ancora lunghissimo e soprattutto longevo”.  Un citazione che apparentemente sembra contraddittoria nella pellicola, poiché il docufilm ha una forte matrice anticattolica. Non solo per la dimensione dell’omosessualità, ma anche perché tira in ballo quei grandi problemi che probabilmente attanagliano il cattolicesimo da sempre: la presenza dei preti pedofili e la concezione del libero arbitrio. Da una parte, il crudo racconto degli abusi sessuali che subì da un prete e che oggi gli creano insofferenza solo alla visione di un abito talare. Dall’altra, la lecita perplessità riguardo alla concezione di un “Dio buono” che permette degli orrori come le guerre, guardando soprattutto alla sua diretta esperienza nel campo di concentramento a Dachau.

Ma il viaggio interiore della pellicola non si esaurisce qui. Viene trattata anche la spinosa questione dell’accettazione del proprio corpo, ovvero quella di vivere una vita da donna all’interno però di una persona di sesso maschile. Come racconta Lucy, “lei è un mix di entrambi i generi, poiché il destino nel momento del concepimento non aveva ben chiaro cosa farla essere all’interno del Mondo”.

Ultima dimensione analizzata, è la concezione della malvagità umana. Questa volta non osserva il fenomeno solamente dalla propria esperienza di vita, ma anche attraverso le sue passioni per l’astronomia e l’astrologia. Lo fa ponendosi un lecito quesito: “Un’altra forma di vita intelligente, sarebbe capace di creare il male prodotto fino a oggi dalla razza umana? In un altro mondo vivibile, l’essere umano compirebbe le stesse azioni malvage effettuate sulla Terra?”.

 

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