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Bones and All, il film di Guadagnino ibrido tra l’horror e la love story

Arriverà in sala il 23 novembre prossimo Bones and All, il nuovo film del regista italiano Luca Guadagnino. Girato completamente in Nord America ma finanziato al 100% da compagnie di produzione nostrane. Chi pensa di trovarsi di fronte al sequel di “Chiamami col tuo nome”, la pellicola che ha fatto esplodere e inondato di successo sia il direttore di cinepresa siciliano sia l’attore franco-americano Timothée Chalamet, che torna a farsi dirigere da Guadagnino in quest’opera, sarà smentito dopo i primi minuti di visione del film.

Il lungometraggio è tratto dall’omonimo romanzo scritto da Camille DeAngelis, uscito per la prima volta in Italia con Panini Books nel 2015 e andato in ristampa a settembre di quest’anno sotto la tutela di Oscar Mondadori. La pellicola è stata presentata allo scorso Festival di Venezia dove ha fatto incetta di applausi portandosi a casa anche qualche premio.

Bones and All, un miscuglio di generi che funziona

Chi si immaginava di ritrovarsi di fronte ad un film scontato e rivisto, dovrà rendere conto del proprio giudizio dopo soli pochi minuti di visione. La prima impronta ad emergere infatti è quella dell’horror. Maren Yearly (interpretata da Taylor Russell) è una ragazza poco più che ventenne affetta da una malattia che le provoca attacchi di estremo cannibalismo. Abbandonata dal padre intraprende un viaggio on the road alla ricerca della madre e di se stessa.

Si scontrerà con Sully (Sir Mark Rylance), un sessantenne dall’aria pacata che nasconde dei segreti spinosi, oltre a condividere lo stesso morbo della ragazza, e incontrerà Lee (Timothée Chalamet) un coetaneo, affetto dalla medesima sindrome, col quale condividerà il viaggio attraverso l’America degli anni Ottanta e una delicata storia d’amore basata sulla voglia di entrambi di non restare soli.

Guadagnino dimostra di essere un saccente regista, riuscendo a ricostruire un’America storicamente accurata e che emargina i più fragili. I due protagonisti potranno contare solamente l’uno sull’altro nel tentativo di accettarsi per quello che sono e di provare a vivere una vita normale. Ogni inquadratura a cui Guadagnino lavora è un’immagine indelebile dei due ragazzi. I loro dubbi vengono messi a nudo, le certezze iniziano a scemare, e l’America che Guadagnino vuole raccontare appare come una terra vergine e fertile nel quale l’amore può nascere in ogni angolo. Tra la love story, il road movie e, appunto, l’horror, il direttore di macchina nato a Palermo costruisce un film gradevole e di grande potenza, un mix tra “Chiamami col tuo nome” e la sua rivisitazione del “Suspiria” di Dario Argento.

Un successo già annunciato

È difficile dire se Bones and All possa concorrere per i prossimi Premi Oscar ma di sicuro la presentazione alla 79esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia non è passata inosservata. Al termine della proiezione, come consuetudine, si sono levati all’interno della Sala Grande della Darsena del Lido scroscianti applausi durati diversi minuti. Allo stesso tempo, Bones and All, in concorso per la vittoria al Leone d’Oro, si è portato a casa il Leone d’Argento alla miglior regia, andato proprio allo stesso Guadagnino, nonché il premio Marcello Mastroianni al miglior interprete emergente andato alla canadese Taylor Russell. Un film dal quale ci si aspetta un gran percorso che potrebbe vedere il suo epilogo alla prossima cerimonia di consegna degli Academy Awards sperando in una candidatura alla miglior regia o ai migliori interpreti.

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