“Everything Everywhere All at Once”, la Cina prova a spiegarci la logica del Multiverso

Avverrà il 6 ottobre 2022 l’arrivo nei cinema italiani del film “Everything Everywhere All at Once”, pellicola di Daniel Kwan e Daniel Scheinert, con protagonisti Michelle Yeoh (“Bambole e Botte”), Jonathan Ke Quan (“Indiana Jones e il tempio maledetto”) e Stephanie Hsu (“The Marvelous Mrs. Maisel”).

La storia che ruoto intorno alla dimensione del Multiverso, narra le vicende di Evelyn (Michelle Yeoh) . Lei immigrata in America per cercare fortuna e indipendenza dal proprio padre, si ritrova a gestire una lavanderia a gettoni e la figlia omosessuale Joy (Stephanie Hsu) col marito Waymond (Jonathan Ke Quan). Si ritrova a far fronte in un determinato periodo di molteplici situazioni complicate, collegate a lei ma di cui non è responsabile: una figlia che si scopre lesbica in una famiglia tradizionalista cinese; il fisco che chiede accertamenti presso la sua attività commerciale; un marito pronto a chiederle il divorzio.

Come se non bastasse, scopre l’esistenza dei multiversi, con queste realtà parallele che la cercano perché solamente lei può fermare la distruzione di tali dimensioni.

La pellicola prova a entrare nella complessa tematica del multiverso e la vita parallela di ogni singolo essere, provando a uscire dall’accostamento del film cinese col picchiaduro: purtroppo, un esperimento non del tutto riuscito all’interno di questa pellicola.

Nonostante i validi omaggi alla regia di Quentin Tarantino nel lungometraggio e al cinema d’azione di Jackie Chan, nella sua completezza la storia risente troppo dell’influenza dei Marvel Cinematic Universe: tra tutti spiccano “Doctor Strange nel Multiverso della Follia”, “Spider-Man: No Way Home” e si riprende la logica del finale della prima stagione di “Loki”.

Una pecca sul piano dell’originalità, in quanto la pellicola non dice nulla di nuovo sul Multiverso in confronto ad altre pellicole d’ispirazione fumettistica come i Marvel. Anche nelle dinamiche di contatto tra un universo e l’altro, oppure tra un determinato soggetto e la sua identica copia in un’altra dimensione, la funzione della tecnologia ci riporta al finale dell’ultima stagione di Loki”, con Colui Che Rimane – o meglio, Kang il Conquistatore di un altro universo – che racconta come era arrivato a interagire con le altre sue copie sparse nei vari universi.

Eccessiva anche la durata della pellicola, che in due ore e mezza rischia di far annoiare lo spettatore in tanti frangenti e soprattutto davanti a una storia intuibile. Finale imprevedibile.

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