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Winx, Netflix pone fine al live action della saga

L’annuncio che fece due anni fa la piattaforma streaming, scegliendo di riportare in vita le fatine di Iginio Straffi con una serie live action, ha colto di sorpresa i fan del Winx Club. Il celebre cartone animato sulle fate, create dal disegnatore e fumettista italiano, sembrava pronto a balzare verso un livello superiore.

Ma come nella maggior parte delle situazioni, si tende a fare troppi cambiamenti e ad inventare storie originali che non soddisfano i fan. Una sorte analoga la sta subendo la serie Amazon Prime dedicata all’universo del “Signore degli Anelli”, con “Gli anelli del potere” sotto un feroce attacco da parte della fan-base (ma non della critica) che potrebbe portare gli showrunner a chiudere la serie prima di quanto si aspettassero. Sorte che purtroppo è toccata proprio alla saga delle Winx che quindi non avrà una terza stagione.

Winx: ma Straffi no?

Nonostante tra i produttori figurassero anche nomi italiani e fosse stata seguita in particolar modo dagli uffici nostrani dell’azienda, la serie, ideata da Bryan Young, paga la mancata partecipazione al processo di sceneggiatura e creazione proprio di Iginio Straffi. Lo storico artista infatti non solo ha dato volto alle Winx, ma è stato anche l’autore delle storie traposte poi su cartone animato e andate per anni in onda di prima mattina sulla Rai,

Il mancato coinvolgimento del creatore delle fatine di Alfea è sicuramente uno dei motivi per cui la storia ha steccato notevolmente. La presenza del regista italiano originario di Gualdo, avrebbe potuto condurre gli sceneggiatori su un binario percorso già in precedenza evitando così una distorsione troppo evidente come quella alla quale hanno assistito quelli che hanno visto la serie. Qualche cambiamento ci sarebbe sicuramente stato ma non così eccessivo e la rabbia degli appassionati più accaniti non sarebbe stata così eloquente.

Le scelte fuorvianti

Proviamo a capire quali possono essere alcune delle decisioni che hanno portato i fan a ribellarsi alla serie. Partiamo dalla location principale: la scuola di magia di Alfea. Chi, come il sottoscritto, ha avuto modo di seguire il cartone animato, ricorderà come Alfea non sia situata sulla nostra terra, come nella serie live action, ma all’interno della dimensione magica. Inoltre nella produzione Netflix appare più come un college all’inglese. Passiamo poi alle protagoniste: se nello scegliere Abigail Cowen come Bloom ed Elisha Applebaum come Musa il casting ha dimostrato un filo conduttore con la serie a cartone animato, lo stesso non si può dire delle restanti del gruppo.

Innanzitutto è assente la fata Techna, una delle preferite degli appassionati del cartone, la personalità di Stella è fortemente narcisista (mentre nel cartone è molto più amichevole) e, infine, l’inclusione di Terra, fata regina del terreno e delle piante come suggerisce il nome, inducendola anche all’omosessualità per perseguire il politically correct, delineano i troppi errori di un casting che ha scelto di distaccarsi notevolmente dal passato. Per tentare di rimediare ai propri errori, si è scelto di introdurre Flora nella seconda stagione ma ciò non è servito. Anche perché mancano dei veri e proprio villains come le Trixie o la Fenice Oscura.

Galeotto fu il set

Ci limitiamo a discutere solo delle Winx perché parlare anche dei ragazzi facenti parte del gruppo degli Specialisti sarebbe superfluo. Anche in quest’occasione i personaggi sono stati distorti dalla loro controparte animata. Le trasformazioni delle fate sono al minimo (con Bloom che ne compie una nei finali di stagione e stop), fattore che comporta quindi anche l’assenza della versione Enchantix, una delle trasformazioni più belle delle Winx.

Il solo motivo per cui “Fate – The Winx Saga” ha fatto leggermente notizia è per il fidanzamento tra Abigail Cowen e Danny Griffin, interpreti di Bloom e Sky. Innamorati nella serie così come nella vita reale. Peccato che la loro storia, all’interno della produzione, è destinata ad interrompersi senza un degno finale a causa della scelta di Netflix di chiudere bottega. Peccato; con le scelte giuste magari la serie avrebbe anche potuto essere salvata. Non è mancato chi l’ha visionata, ma le feroci critiche hanno portato gli showrunner a questa estrema e difficile decisione.

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