Verso la notte: quanto sono complicate le storie amorose dei giovani?

 

Roma – La pellicola “Verso la notte” è originale, perché analizza anche in maniera approfondita la storia d’amore tra giovani universitari. Non un compito semplice, soprattutto per un regista emergente sul grande schermo come Vincenzo Lauria. Eppure l’esperimento riesce, con Roma che diventa culla di questo amore universale tra i due protagonisti e strappa gli apprezzamenti dei giornalisti presenti nella sala del “Cinema dei Piccoli” a Villa Borghese.

L’AMORE UNIVERSALE – Anzitutto, per quale motivo parliamo di amore universale in questa pellicola? Perché i due protagonisti sono ragazzi iraniani, che tra loro parlano in persiano – il film è con i sottotitoli – e venuti in Italia a studiare cinema. Ed è stata proprio la cinepresa a essere galeotta, poiché entrambi s’incontrano per portare avanti un documentario su una senzatetto di Roma, famosa per le sue doti di veggenza. Non si parla di una storia d’integrazione, ma bensì di comunione delle diverse culture. Infatti, questi due studenti sembrano ben integrati nel sistema italiano e soprattutto delle proprie amicizie italiane. Da una parte Maryam (con il volto dell’attrice Duné Medros), una giovane regista emergente, con tanti amici in giro per Roma, una stabilità economica, una casa propria e all’inizio follemente innamorata di lui, tanto da iniziare subito una convivenza nonostante si fosse appena conosciuta con Hesam. Lui – interpretato da Alireza Garshasbi – lo definiremmo l’opposto: con difficoltà economiche per i lavori che non gli vengono retribuiti; costretto ad arrangiarsi per vivere; di carattere molto chiuso; talentuoso cameraman e debole alla propria gelosia. Una storia d’amore iraniana, ma che riesce a parlare a tutte quelle coppie di ragazzi che vanno a convivere durante l’esperienza dell’Università. Un focus che analizza bene questa storia d’amore e i suoi periodi, che potremmo dividere con l’infatuazione, il superamento della difficoltà e la definitiva crisi.

LO SCOPO – Il regista nella pellicola cerca lo scopo di determinate situazioni, in un percorso che ben c’immerge in questo viaggio. Come avviene con la senzatetto Anna, cui i due giovani cercano di capire perché viva in quello stato e soprattutto cosa l’ha portata a ritrovarsi tra i marciapiedi di Roma, nello stesso modo si fa una ricerca introspettiva della giovane coppia. Nonostante i loro talenti, vediamo come i ragazzi non hanno un obiettivo certo per il proprio futuro: lei giura eterno amore a lui, ma col passare dei giorni si accorge come tutto ciò non è possibile principalmente perché deve capire cosa “vuole essere” da grande; lui invece è in balia delle proprie finanze disastrate, arrivando alla consapevolezza che il cinema – o la videocamera – non gli darà sostentamento.
Potremmo definirlo un viaggio nella coscienza, messo anche in luce con quei lunghi silenzi di riflessione in video e che ci ricordano un vecchio cinema all’italiana. Si riesce a dare una dimensione al tempo, uno spazio alle emozioni, in un virtuosismo attoriale che viene però ben messo a fuoco nel lungometraggio.

 

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