Pallone d’oro a Messi: quando la differenza la fanno gli sponsor

Roma – E’ ancora necessario assegnare il Pallone d’Oro nel mondo del calcio? Lo diciamo senza polemica, ma consapevoli che il famoso premio del France Football abbia perso di credibilità agli occhi di appassionati e tifosi calcistici.

Sia chiaro, nessuno mette in dubbio il talento calcistico di Lionel Messi, che definiamo il “calciatore più forte di sempre” dopo Diego Armando Maradona… ma da qui a trasformare il Pallone d’Oro in un premio “messicentrico”, crediamo ci passi un abisso. Fa vincere ieri l’attuale numero “30” del Paris Saint-Germain, è stata solo una trovata per rendere scontato l’esito del vincitore di questa onorificenza e far vendere il merchandising degli sponsor dietro il giocatore: il premio non aggiunge nulla al talento di Leo; non lo lancia nell’Olimpo del calcio (poiché è già lì da prima del 2010); lo trasforma in un giocatore scontato, capace di vincere questo riconoscimento indipendentemente da un reale rendimento calcistico durante la stagione.

Diciamolo chiaramente: una Coppa America vinta con l’Argentina, equivale alla difficoltà di quei giocatori che nella stessa stagione sono riusciti a vincere un Europeo con la propria nazionale e la UEFA Champions League col proprio club? Crediamo di no, non per forza facendo un tifo sfegatato per il nostro centrocampista azzurro Jorginho, capace di fare questa impresa tra Nazionale e Chelsea nel 2021.

Potremmo guardare anche in terra tedesca, dove il centravanti polacco Robert Lewandowski si sta dimostrando un attaccante da Olimpo del calcio. Meritava il Pallone d’Oro già nel 2019, ma la pandemia di Covid-19 fece ponderare al France Football di non assegnarlo quell’anno: scelta dubbia e forse ingiusta, in quanto le gare – nonostante molteplici problemi – si sono ugualmente svolte e le prestazioni dei singoli giocatori sono state messe in mostra all’interno dei campi di gioco. Lewandowski era un attaccante letale prima e lo è rimasto ugualmente oggi. Con la maglia del Bayern Monaco è decisivo in Bundesliga e in Champions League, non facendo mancare il proprio apporto alla Nazionale polacca, dove ha guidato la sua squadra ai playoff per il Mondiale in Qatar e punta a essere decisivo per strappare il lasciapassare in direzione di Doha.

Due esempi che fanno ben comprendere una cosa: non esiste più quel calcio dove si premia il talento, l’entusiasmo e l’arte incarnata dalle giocate di un singolo calciatore. Ora il football lo fanno i grandi club guidati da magnati, gli sponsor milionari e i procuratori… con determinati premi che passano da queste logiche e non più dal talento espresso in una stagione agonistica.

 

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