“Non mi lasciare”, la Rai prova a parlare di violenza sui minori in prima serata

Roma – Dal 10 gennaio arriverà in prima serata su Rai Uno “Non mi lasciare”, serie televisiva con la regia di Ciro Visco (Gomorra e DOC) e che proverà a portare il delicato problema della violenza sui minori nel servizio radiotelevisivo pubblico.

Un tema molto spinoso da trattare, specie se parliamo di una dimensione che si circonda d’inaudita violenza e soprattutto profondo dolore. Ecco perché il primo episodio visto in anteprima non ci convince, poiché decide – almeno a una prima visione – di distanziarsi dallo spirito su cui dovrebbe fondarsi la serie televisiva.

Nonostante il cast veda la partecipazione di una veterana del piccolo schermo come Vittoria Puccini, coadiuvata in quest’esperienza da Alessandro Roja (Romanzo Criminale), il primo episodio non riesce a cogliere completamente il fulcro di quella che dovrebbe essere la storia: la violenza sui minori; la pedopornografia;  il dark web; i minorenni adescati sui social network o altre piattaforme presenti sul web.

Tutti temi che devono essere discussi in televisione, magari per alzare la guardia dei genitori e rendere più coscienti i bambini verso l’utilizzo delle nuove tecnologie, ormai diventate sempre più presenti nella vita quotidiana delle persone. Ma lo si deve fare con criterio, magari evitando di metterci altre “storielle satellite” che fanno sponda a rivalità tra i due protagonisti (ovviamente nella storia). Storie d’amore in frantumi, amicizie rinnegate o interrotte: tutto sembra fuori contesto nel trattare una tematica simile.

Anche quando si entra nell’azione poliziesca per individuare i pedofili attivi nella pellicola, si entra spesso nel ripetitivo. Per esempio, il vice questore Elena Zonin (Vittoria Puccini) costretta a ripetere più volte e in pochi minuti le proprie teorie sui gruppi di pedofili nel Nord-Est italiano, facendo trapelare un senso di loop nello spettatore.

Ma a lasciare perplessità, è la visione di una Giustizia che tenta di boicottare – o sfiduciare – la propria investigatrice migliore. Non solo mettendo in dubbio le sue teorie, ma addirittura ricordandogli i fallimenti portati in missioni passate (capiremo di più con gli altri tre episodi successivi).

Si salva solamente la fotografia, divina nel riprendere le bellezze di Venezia e i suoi vicoletti lungo il Canal Grande. Anche la recitazione lascia a desiderare, non tanto per Roja (che già ricordiamo nel ruolo di Renatino per la serie tv Romanzo Criminale), quanto per una Vittoria Puccini che forse non ha nelle proprie corde il personaggio della poliziotta sagace e soprattutto d’azione: una scena di combattimento che la vede protagonista, è completamente imbarazzante.

Ciro Visco ha perso lo smalto di Gomorra? Probabile. Ma da uno abituato a parlare di fatti legati alla cronaca nera e la violenza, ci si aspettava davvero di più. Invece, la storia nella sua gravità si dimostra surreale per accostamenti tra i due protagonisti, non creando i giusti presupposti per continuare a vedere gli altri episodi della serie televisiva.

 

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