Elvis, la storia della leggenda Rock ‘n’ Roll diretta da Baz Luhrmann

Roma – È stato presentato a Cannes lo scorso maggio accolto da una standing ovation di oltre dodici minuti di applausi il biopic “Elvis”.

Applausi più che giustificati vista l’energia sprizzata dalla pellicola dall’inizio sino alla fine. Il film, diretto, sceneggiato e prodotto da Baz Luhrmaan, regista tra gli altri de “Il grande Gatsby”, si candida ad essere una delle opere di punta di questo 2022. La storia del grandissimo Elvis Presley (Austin Butler) viene riproposta dalla prospettiva del suo manager: il contorto colonnello Tom Parker (Tom Hanks).

Qui sta uno degli spunti principali della sceneggiatura. A differenza di altre situazioni, vissute dai protagonisti stessi, a farla da padrone in “Elvis” è proprio il manager del cantautore nato a Tupelo nel 1935. La storia inizia mostrandoci il co-protagonista anziano ed in punto di morte che inizia a narrare i fatti della pellicola asserendo che “è stato lui a creare Elvis”. L’incontro tra i due avviene durante uno dei classici spettacoli nei teatri locali. L’energia e la capacità di attrarre il pubblico, specialmente quello femminile da parte del ragazzo, viene notata subito dal colonnello Parker, che pone Presley sotto contratto divenendone di fatto il manager. La musica diventa la protagonista principale dell’opera con Luhrmann, che la pone in disparte in alcuni occasioni per mostrare anche le fragilità che vive Elvis Presley, come la stragrande maggioranza degli artisti, di alti e bassi. Egli infatti finisce nelle mire del governo americano per le sue movenze durante i suoi concerti, e qui il direttore di macchina nonché autore della sceneggiatura non prova nemmeno a nascondere una feroce critica al politicamente corretto che sta mettendo a dura prova il cinema delle idee.

La perdita dell’amata madre durante la leva militare è il punto di non ritorno per Elvis. Nonostante continui ad avere un successo planetario, la sua vita inizia lentamente a disintegrarsi, così come anche la sua salute che lo condurrà poi a morire improvvisamente alla giovane età di 42 anni.

Il film racconta in maniera molto dettagliata il personaggio di Presley. La storia tra il cantante ed il suo manager viene leggermente romanzata, per dare al film un senso di naturalezza e ricercando a tutti gli effetti una figura cattiva. Il colonnello Tom Parker funge proprio da villain, ma alla fine Elvis deciderà comunque di tenerselo accanto fino alla fine.

Un plauso va certamente fatto alle magistrali interpretazioni dei due protagonisti. L’attore trentunenne Austin Butler si cala perfettamente nei panni di Elvis Presley, risultando somigliante alla leggenda del Rock ‘n’ Roll nell’aspetto e nel carattere. L’interprete, già ammirato al cinema con Tarantino in “Once upon a time in Hollywood” ma anche in televisione in prodotti come “Arrow”, “Hanna Montana” e altri lavori, ha compiuto una perfetta opera di immedesimazione in questo biopic. Il suo comprimario, il veterano Tom Hanks, è stato a dir poco superlativo nei panni del colonnello Tom Parker e lancia un forte messaggio ai Premi Oscar della prossima primavera, in cui potrebbe ritagliarsi uno spazio come miglior attore non protagonista.

In sostanza, “Elvis” è un biopic ben riuscito e sapientemente orchestrato, capace di tenere testa ad altre opere simil genere come “Bohemian Rapsody” o “Rocket Man”, usciti in precedenza. L’esperienza e la saggezza di un personaggio fortemente radicato nel mondo del cinema come Baz Luhrmann, coadiuvato da produttori di altrettante opere importanti, ha permesso che il biopic sulla figura di Elvis Presley risultasse godibile e storicamente accurato.

Voto al film: ⭐⭐⭐ 1/5

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