Trent’anni dalla “Strage di Capaci”: i giovani raccolgono la lotta di Giovanni Falcone

Palermo – Quel maledetto 23 Maggio 1992, poteva significare la fine della lotta alla Mafia, con uno Stato italiano che aveva deliberatamente deciso di voltare le spalle a Giovanni Falcone e, 57 giorni dopo, a Paolo Borsellino.

Ma il martirio dei due magistrati palermitani segnò un importante solco nella memoria collettiva degli italiana, in particolare nelle generazioni più giovani, che da quel momento in poi innescarono la loro lotta politica facendo perno su quegli ideali e soprattutto sul sogno di un’Italia più giusta, senza violenze e all’insegna della legalità.

Davanti a un mondo istituzionale che vedeva la forte ombra del sistema mafioso nelle proprie interlocuzioni, c’era una realtà giovanile che da Destra a Sinistra scopriva il motto “La Mafia è una montagna di merda” e si attivava con accese proteste per provare a sradicare la criminalità organizzata all’interno dei propri quartieri o dei propri Comuni.

Tutti questo, mentre la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista Italia si avviavano all’ultimo “giro di boa” governativo, con Mani Pulite che avrebbe aperto il “Vaso di Pandora” tra un vasto sistema di corruzione e massoneria all’interno della politica italiana.

La domanda da porci però è una: cosa è cambiato questi trent’anni in Italia riguardo il rapporto con la Mafia e la malavita organizzata?

Per esempio, chi all’inizio degli Anni ’90 osteggiava l’azione anti-crimine di Falcone e Borsellino, oggi magicamente si rivendica un puritano dell’antimafia, organizza convegni dove parla del “problema Mafia” e cerca come l’ossigeno la visibilità mediatica delle televisioni parlando di questi argomenti, nonostante magari nel proprio passato abbia la macchia di aver appoggiato politicamente chi sparlava dell’operato dei due magistrati – Eroi – palermitani.

Se i giovani si mostrano una generazione dall’ottima memoria anche attraverso l’utilizzo dei social network, il resto dell’Italia troppo spesso mostra ingenuità e soprattutto profonda memoria corta riguardo certe figure, la storia di certi partiti e magari anche l’orientamento del proprio voto elettorale.

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