Berlusconi al Quirinale? Il Fatto Quotidiano dice “No”

Roma – Berlusconi al Quirinale? No, grazie.

Così ha risposto Il Fatto Quotidiano in un proprio recente articolo, che getta la maschera del giornale d’informazione per rivelare invece l’identità di partito politico. Un “no” all’ex Premier di Centrodestra, che detta una chiara linea politica nel fronte dei progressisti/pentastellati e soprattutto ripercorre tutte le battaglie editoriali del giornale contro Silvio Berlusconi.

Così motiva la propria posizione politica la testata diretta da Peter Gomez: “Legalità, giustizia, eguaglianza, dignità delle donne, libertà di stampa, indipendenza della magistratura, libero mercato, equità fiscale, scuola e sanità pubbliche, disciplina e onore, antifascismo: il Presidente della Repubblica dev’essere il garante della Costituzione. Silvio Berlusconi l’ha violata prima e dopo il suo ingresso in politica. Ecco perché i parlamentari non devono votarlo. Anzi, nemmeno pensare di farlo”.

In un editoriale a firma dello stesso Gomez, Antonio Padellaro e Marco Travaglio, i tre rincarano la dose sul leader di Forza Italia, in un testo al limite della querela. Infatti, hanno riportato i suoi rapporti con escort (anche minorenni), la sua condanna definitiva per frode del fisco, l’ambizione di guidare il CSM da pregiudicato.

Non contenti, proseguono parlando della sua affiliazione alla loggia massonica della P2, del caso “Ruby nipote di Mubarak”, che screditò l’Italia e il suo Parlamento agli occhi del mondo.

Hanno concluso questo editoriale di fango e odio politico, menzionando come Berlusconi ci portò in guerra nelle tensioni dell’Afghanistan e l’Iraq, mise in piedi l’epurazione di giornalisti “scomodi” dalla Rai. Ma soprattutto si ricordano gli “amici politici”, individuati in Cesare Previti – condannato definitivamente per due corruzioni giudiziarie – e Marcello Dell’Utri, condannato definitivamente per concorso esterno in mafia.

Insomma, l’idea “Berlusconi al Quirinale” non va proprio giù al tandem Gomez-Travaglio. Roba che se accadesse davvero, probabilmente vedremmo i due giornalisti – o calunniatori, a seconda dell’interpretazione – con seri malfunzionamenti alle coronarie. Della serie: “il bello della democrazia”… ma solo quando fa gli interessi del Partito Democratico e consente la sopravvivenza politica del Movimento 5 Stelle.

 

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