Roma – Arrivano i sedicesimi di finale delle Quirinaliadi, eppure nessun politico di professione riesce a qualificarsi in vista della terza fase del gioco.
Il simpatico sondaggio lanciato dal Marforio attraverso le stories Instagram del presidente Andrea Rapisarda (si veda il profilo andrearapisarda9), evidenziano un fatto: i giovani italiani non credono più nella politica e tantomeno nella politici.
Sonore le sconfitte patite da volti come Pier Ferdinando Casini, Francesco Storace, Giuseppe Conte o Massimo D’Alema. Tombati con pochi voti a favore, mostrando di non riscontrare le simpatie di un pubblico under 30.
Eccezione fatta per Silvio Berlusconi, Sergio Mattarella e Mario Draghi, i ragazzi hanno le idee chiare su chi vorrebbero vedere come Presidente: un volto televisivo. Una fotografia che si declina in una personalità simpatica, capace di parlare ai giovani con i propri programmi, con un grande riscontro popolare alle spalle.
Volti come Fiorello, Gerry Scotti o Maria De Filippi, che hanno goduto delle simpatie del pubblico e soprattutto hanno asfaltato quei tre politici passati al secondo turno, Non solo un grande carisma a favore loro, ma probabilmente anche una credibilità ottenuta attraverso il mezzo televisivo.
In una politica devastata da scandali e un grigiore portato dal Covid, forse il pubblico più giovane cerca altro. Persone che sappiano strappare una risata, prendere decisioni complesse e trasmetterle al popolo.
Declinazioni che ben si allineano in Fiorello, Gerry Scotti e Maria De Filippi, tre veri pionieri della comunicazione televisiva e che ora si stanno dimostrando i veri mattatori delle Quirinaliadi. Personalità con qualità e stili completamente diversi, ma accomunati dalla dote di saper parlare agli italiani, specie poi alle fasce dei più giovani.
Esiti di un semplice gioco da far vedere a Rocco Casalino, che ancora oggi prova a trasformare l’ex premier Giuseppe Conte in una rockstar da idolatrare e con cui invadere l’etere televisivo: chissà che apra gli occhi sulle fallaci strategie comunicative, che rendono maldestro l’attuale capo politico del Movimento 5 Stelle.
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