“La politica si è dimenticata degli anziani”

Roma – Per l’occasione, pubblichiamo una lettera che ci è arrivata da Michele De Maio, ex coordinatore dei Centri Anziani sul territorio di Roma Capitale. Nel suo scritto, ci racconterà di come le istituzioni hanno abbandonato la realtà della Terza Età nell’epoca post Covid-19 e soprattutto il decadimento di alcune strutture sociali dedicate agli anziani.

“Cari ragazzi.

I Centri Anziani sono una cosa seria e non luoghi ove parcheggiare/sostare temporaneamente persone che, diversamente, non saprebbero dove andare o cosa fare.

Purtroppo, quasi sempre, le foto scattate in questi Centri ci fanno invece vedere quattro “vecchietti” seduti davanti ad un tavolo verde con un mazzo di carte da gioco in mano, intenti a farsi la solita partita a carte per “ammazzare” un po’ del tanto tempo libero disponibile.

Se andiamo, poi, ad esaminare ciò che avviene giornalmente in una Casa di Riposo, balza subito ai nostri occhi la visione, “imposta” anch’essa come uso comune, di una serie di persone anziane sonnolenti, sedute su una carrozzella, allineate davanti ad un televisore acceso.

Un “incentivo” in più per far continuare a considerare questi Centri una specie di “parcheggio sociale”, quasi in celata attesa che la vita faccia il suo corso fino in fondo.

Questa immagine, ripetutamente diffusa, credo che sia diventata a poco a poco l’immagine che la politica si è impressa nella testa di un Centro per Anziani e che ha portato i politici a disinteressarsi praticamente degli appartenenti alla Terza Età, considerandoli verosimilmente un problema da sottovalutare, un “peso” imposto dalla vita, da sopportare con serenità e presto destinato a risolversi autonomamente.

Una valutazione errata da cancellare al più presto, molto lontana da come debba essere veramente intesa la Terza Età, da concepire e trattare in tutt’altra maniera.

Da qui la necessità da parte di una politica attenta, di farsi carico nel profondo del problema specifico nei suoi variegati aspetti, promuovendo un invecchiamento attivo da praticare con il supporto dei Centri Anziani per le persone autosufficienti e delle Case di Riposo per le persone non più autosufficienti , ma che godono ancora di un’ottima salute, che provveda a spingere le  persone anziane a vivere bene ed a sentirsi ancora utili per la comunità in cui si trovano inserite.

Non si deve più parlare di assicurare alle persone anziane spazi per socializzare, giocando a carte, guardando assieme programmi televisivi o permettendo di fare i soliti quattro salti il sabato sera, ma di assicurare loro spazi da sfruttare quali laboratori particolari di vita comunitaria.

Gli anziani vogliono vivere la loro vita fino in fondo, sentendosi ancora partecipi ed utili per la comunità in cui si trovano inseriti e non un peso per essa.

La loro salute va curata con controlli sanitari preventivi per alleggerire le geriatrie ed il loro stile di vita va controllato costantemente. Occorre inoltre incentivare il mutuo soccorso fra coetanei e va disciplinato l’utilizzo delle badanti. La crescita culturale non si ferma con l’età avanzata, ma va continuamente alimentata a dovere, esattamente come va continuamente alimentata la loro informazione corretta, la loro digitalizzazione, ormai oggi obbligatoria, e salvaguardata la loro sicurezza personale.

Le problematiche che affliggono la Terza Età sono di conseguenza da intendersi quali problematiche di tipo sociopolitico e non di tipo ludico-assistenziale.

Oggi tutto questo appare un sogno da realizzare o almeno così è sembrato fino ad oggi. Il futuro è in grado di riservarci qualche sorpresa innovativa? Speriamo di sì.

Creare sufficienti Centri Anziani, in base alle esigenze da soddisfare per un invecchiamento attivo e mantenerli costantemente efficienti, in considerazione delle funzioni di aggregazione attiva e di supporto che devono svolgere, sta a significare che dai loro frequentatori possono ricavarsi esperienze sedimentate a costo zero, esperienze da considerare un ausilio per la comunità. Appare addirittura possibile ipotizzare un decongestionamento dei Pronto Soccorsi o dei Reparti di Geriatria, un alleggerimento delle spese per i medicinali spesso accantonati inutilmente o la possibilità di ravvivare le menti, di dare maggiore sicurezza, impedendo truffe e raggiri, di facilitare la vita quotidiana a persone che con il digitale spesso confliggono, di debellare scene di isolamento, di precarietà o di disperazione.

Fin quando tutto ciò non sarà recepito, vorrà dire che la politica sta solo contribuendo ad un impoverimento dei reali valori della Terza Età e ad uno spreco discutibile di risorse umane ed economiche diversamente impiegabili.

Riaprire al più presto i Centri? Sicuramente sì, ma su basi completamente diverse rispetto al passato.

Michele De Maio

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