Oggi siamo tutti “#JesuisSchilirò”: viva la libertà d’espressione in Italia

Roma – Oggi sarebbe da esordire: “#JesuisSchilirò!”. La condotta della Polizia di Stato può essere condivisibile o meno, ma oggi c’è da ribadire la necessità di garantire la libertà di espressione, parole e azione in questa Nazione. Lo dobbiamo fare a priori, con il caso del vicequestore Nunzia Alessandra Schilirò che è l’ennesimo episodio di censura che si manifesta in Italia.

La poliziotta prima era stata attaccata per le sue dichiarazioni critiche verso il Green Pass, avvenute in un comizio “no vax” ma non per questo d’attribuire vicino a posizioni scettiche sull’utilizzo del vaccino anti-Covid. Un vicequestore che si era solamente espressa in termini giuridici (peraltro sua materia), definendo “illegittima” la famosa carta verde d’invenzione dragoniana. Simili dichiarazioni, in un Paese civile e soprattutto normale avrebbero aperto un serio dibattito sull’argomento. Invece nulla di tutto ciò: solo un continuo attacco giornalistico verso la donna, arrivando a definirla una “no vax” ed etichettarla “terrorista”. Insomma, giornalisti più interessati a dipingere un mostro inesistente piuttosto che approfondire le posizioni della poliziotta.

Ma non finisce qui. Apriti cielo se la stessa Schilirò critica l’operato degli agenti di Polizia attivi il 9 ottobre durante gli scontri di Roma, trovando il coraggio di denunciare quei “colleghi” che hanno sprangato anche persone che nulla c’entravano coi tafferugli avvenuti nella Capitale. Anche qui ha parlato con criterio, commentando i video che immortalavano quei “bravi poliziotti” all’azione e che accuratamente venivano taciuti dal mainstream italiano: sia mai che si capisca chi realmente ha sfondato la porta della CGIL, oppure venga fuori la vera storia di un abuso di potere ai danni di qualche manifestante.

Sono bastate queste parole per scatenare il putiferio: il neonato sindacato Cosap – di cui sei dirigente – ti allontana; la Polizia di Stato ti sospende con l’accusa di “insubordinazione”; la politica nazionale ti descrive come una pazza e i giornali tornano a fantasticare sulla tua persona. Una classica storia all’italiana, dove si premia la “mela marcia e si penalizza la voce fuori dal coro, che per amore della sua Patria – e della propria professione – prova a denunciare delle irregolarità sul posto di lavoro. Col senno di poi, chissà se lo avrebbe fatto ugualmente, sapendo l’evoluzione della sua situazione!

Ma questa storia c’insegna anche un’altra morale, ormai palese colonna vertebrale di questo Governo: rendere la vita invivibile a qualunque voce dissenta da quella di Draghi, a costo di demonizzarlo sui media nazionali e licenziarlo dal proprio lavoro. Ecco come muore la Democrazia, al pari di certi assalti di estremisti alle sedi sindacali.

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