Incendio di Malagrotta, il colpo di grazia alla raccolta rifiuti su Roma

Sono tre i centri di raccolta rifiuti andati in fiamme su Roma negli ultimi quattro anni. Tutti accumunati da fortissimi incendi, immensi disastri ambientali nelle loro zone e soprattutto la mancanza di un vero colpevole davanti a simili azioni criminali.

Non può essere una casualità, soprattutto quando la Città di Roma decide d’investire ulteriori fondi per contenere l’emergenza rifiuti nella Capitale. Sono 8 i milioni stanziati dal Campidoglio verso AMA, in una cifra che sicuramente non avrebbe da sola risolto il problema dell’immondizia a Roma, ma dall’altra si sarebbe resa molto utile per acquistare nuovi mezzi e offrire un servizio più decente sul territorio comunale.

Perché da oggi l’emergenza rifiuti continuerà ulteriormente a peggiorare, in uno stato già profondamente critico dal famoso incendio del TMB Salario oppure dei vari punti di raccolta AMA in giro per la Città. Oggi quartieri come Rocca Cencia e le sue zone limitrofi, sono bombe a orologeria sul piano ambientale e soprattutto sanitario, con un territorio costretto a ospitare tutti i rifiuti di Roma. Immaginiamo ora senza Malagrotta cosa sarà, in una condizione che andrà ad appesantire un quadro già inquietante nella zona Roma Est.

Se prima ci lamentavamo dei rifiuti in strada, da ieri sera ne vedremo il triplo. Allora lì veramente potremo fare dei cattivi accostamenti con la Napoli dei primi Anni ’70, che dovette fare i conti con una violenta epidemia di colera.

Anche noi abbiamo le nostre pandemie per i noti problemi igienico-sanitari della nostra cara Città: dopo il Covid-19, come dimenticare la peste suina che ha toccato i cinghiali presenti nelle nostre riserve naturali. Se questi animali sono arrivati nei centri abitati di Roma Nord, lo dobbiamo solo ai rifiuti abbandonati per giorni ai piedi dei cassonetti dell’immondizia: mangiare facile – e tossico – per il cinghiale, che preferisce avvicinarsi all’uomo e cibarsi della sua spazzatura, piuttosto che “affaticarsi” per tornare a cacciare nelle riserve naturali di Roma.

Una situazione ormai divenuta fuori controllo. Da ieri sera, nell’aria di Ostia si sente odore di bruciato e a tratti irrespirabile. Tanti consigliano di tenere le finestre chiuse per la diossina, nonostante le alte temperature estive che investono questo territorio.

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