disturbo bipolare

Il racconto shock di una mamma: “Mia figlia isolata a scuola per la sua disabilità. A Roma, non esiste un gruppo d’ascolto per noi genitori”

Il racconto shock di una mamma: “Mia figlia isolata a scuola per la sua disabilità. A Roma, non esiste un gruppo d’ascolto per noi genitori”. È la testimonianza di una signora, che da diversi anni lotta con la disabilità della figlia. Infatti, la ragazza oggi 17enne, ha manifestato uno stato di disturbo bipolare intorno all’inizio dell’adolescenza, in dinamiche che ancora non sono chiare neanche ai neuropsichiatri che la tengono in cura. Ma come in tutte le cose all’italiana, anche i servizi dello Stato complicano – e non poco – la gestione di questi ragazzi. Sentiamo il racconto di questa signora.

La mamma disperata: “Ho lasciato il lavoro per seguire mia figlia”

“Sono una mamma che ha scoperto da qualche anno la disabilità della propria figlia. Dopo un malore a scuola, i medici riscontrarono come fosse affetta da un disturbo mentale, ovvero quello della bipolarità. In una patologia che già rende molto complessa la gestione di queste persone, si sono aggiunti anche episodi di autolesionismo, che nei fatti ne rendono impossibile l’inclusività sia nella società che negli ambienti scolastici. Parliamo di graffi sulle braccia, ma anche gesti più estremi come il taglio dei polsi, con dinamiche che possono portare al suicidio.

Per poterla seguire al meglio, ho dovuto lasciare il mio lavoro. Premesso che la patologia è stata definita “incurabile” dai medici che la tengono in cura, mi era diventato impossibile gestire la mia professione e le condizioni di Susy (nome di fantasia). Non c’era giorno che non venissi chiamata sul posto di lavoro dalla scuola, perché era necessario che intervenissi davanti a una crisi di mia figlia. Interventi che ho sempre effettuato nella comprensione dei miei datori di lavoro, che però alla fine mi hanno consigliato di prendermi dei permessi speciali per seguire la ragazza”.

“Susy è stata isolata a scuola”

Prosegue la storia toccante della signora: “Oggi mia figlia a scuola, soffre una condizione di isolamento. Verissimo che la sua patologia rende complicato l’inserimento di questa ragazza nella società, ma anche il Comune di Roma ha fatto mancare una presenza fissa di operatori che la seguissero correttamente nelle ore di scuola. In tal senso, ho verificato personalmente come in più occasioni gli OEPA che dovevano seguirla, in realtà non si presentavano a scuola. Colpa della struttura scolastica? Della cooperativa dove lavorano? Del Municipio? Nessuno mi ha mai saputo rispondere, con le conseguenze che ricadono purtroppo su mia figlia.

Chi si presentava ad aiutare mia figlia con la comunicazione verso i docenti, visto che era divisa dai propri compagni di scuola, ammetteva di conoscere poco sulla patologia che affiggeva Susy. Da qui, lecitamente sono partite ulteriori domande: il Comune non dovrebbe inviarmi delle persone competenti sulla patologia psichiatrica della ragazza? Anche su questo punto, provando a interloquire anche con le istituzioni territoriali, mai mi è stata data una risposta”.

“Oggi avremmo bisogno di gruppi d’ascolto”

Signora, allora oggi cosa servirebbe a sua figlia? Una domanda molto semplice, cui la mamma risponde: “Oggi a Roma manca purtroppo, almeno a livello istituzionale, un gruppo di ascolto per noi genitori di ragazzi con disabilità. Servirebbe un tutor anche a noi, che ci spieghi quali attività sono meglio per i nostri figli e quali no. Dopotutto, siamo nuovi in questa situazione e le indicazioni di medici o educatori sono approssimative. Ci servirebbe anche uno specialista che ascolti le nostre paure, le ansie, ci possa orientare verso una strada che non ci faccia cadere in depressione.

In tal senso, sarebbe bello aprire anche dei tavoli di confronto tra i genitori che hanno a carico ragazzi disabili. Un punto che ci permetta di confrontarci, raccontare storie e automaticamente arricchirci di esperienze per gestire i nostri figli. Oggi, almeno a livello istituzionale tale laboratorio è aperto solo a Milano, con Roma che non sembra interessata a crearlo, o almeno ho avuto questa percezione parlando con gli Assessori del mio territorio. Scriverò anche in Regione Lazio, cercando di attenzionare anche il nuovo Governatore verso questa problematica e provare a parlare di soluzioni insieme”.

“Io sono un pò matto… e tu?”, un documentario per parlare di teatro e disabilità cognitiva

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Focus!

Potrebbero anche interessarti: