Il Marforio presenta: “Io e Lulù”

Roma – Ho pensato molto a come commentare “Io e Lulù”, nuova fatica cinematografica dell’attore Channing Tatum, che per l’occasione fa anche il suo esordio alla regia.

L’idea d’incentrare una pellicola sul recupero di un cane eroe di guerra è lodevole, fino a che però non si cade in situazioni da paradosso o degne della “nuvola fantozziana” in un’ambientazione totalmente drammatica.

Lulu the Belgian Malinois in
DOG
A Metro Goldwyn Mayer Pictures film
Photo credit: Hilary Bronwyn Gayle/SMPSP
© 2022 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved

TRAMA

Lulù è una pastore belga, che dopo le mille peripezie della guerra al servizio dell’esercito statunitense e una leggendaria carriera, perde il proprio padrone. I militari provano a darla in adozione, ma la violenza del cane porta qualsiasi soldato a declinare l’offerta: dopotutto parliamo di un animale addestrato per uccidere, che ha costruito la propria aurea da leggenda scovando bombe e dilaniando le carni dei terroristi islamici.

Al suo destino, s’incrocia la figura del ranger Briggs, incaricato di portare la cagnolina al funerale del suo padrone e poi presso una base militare statunitense per farla sopprimere, in cambio di un suo possibile richiamo alle armi per una missione in Afghanistan.

 

COSA NON FUNZIONA?

In una trama che già c’indirizza verso la nascita di un’amicizia tra la cagnolina e il soldato, serviva rendere credibile come un animale da guerra poteva diventare mansueto cagnolino di compagnia. Un percorso, che almeno per me, non è avvenuto.

Si passa da un cane ingestibile, alla cagnolina docile sotto le cure di una medium con il vizio della marijuana. Ma anche tanti altri episodi, che tendono a raccontare una storia poco credibile e soprattutto bizzarra.

Sicuramente tra i due elementi del film si crea un’alchimia, ma è un mistero a cosa sia dovuto o come. La “pericolosa Lulù”, nella pellicola arriva addirittura a dormire nel comodo letto del soldato e a farsi il bagno con lui, ponendoci un quesito abbastanza logico: “ma parliamo dello stesso cane con la museruola e delle missioni in Afghanistan all’inizio del film?”.

 

DOVEVA ESSERE UNA COMMEDIA?

Qualcuno ci ha visto una commedia, qualcuno un film d’azione. Io personalmente ci ho visto un dramma umano e cinofilo.

Un cane che vede i peggiori aspetti della guerra, morire il proprio padrone e che comprende come a breve  il “caro esercito USA” voglia sopprimerla, in barba alle medaglie al valore e la sua leggenda nelle azioni militari statunitensi.

Dall’altra un soldato che vede la sua carriera militare finita, visto che è reduce da un ferimento di guerra che gli ha lasciato gravi danni celebrali. A tutto ciò, non ha una famiglia e quella che dovrebbe essere la sua ex compagna, gli nega di vedere la figlia.

Non so dove si dovrebbe ridere in queste tragedie, calcolando anche le “sfortune” occorse per strutturare ulteriormente la storia del film.

Unica cosa che mi ha fatto ridere, è stato il cameo dell’ex wrestler Kevin Nash, nella parte di un grosso contadinotto coltivatore di ganja.

 

Briggs e Lulù

COSA SALVIAMO?

Fosse per me, nulla. Ok, bellissime le riprese sulle praterie americane e quelle sul deserto. Ma oggettivamente, sono tutti elementi che possiamo trovare in altri miliardi di film.

Sicuramente, c’è una storia più originale in confronto ad altri film sull’amicizia “uomo-cane”, ma non per questo ne possiamo delineare un bel film.

Anzi, Channing Tatum è così anonimo che la vera protagonista del film diventa la cagnolina. Un’interpretazione piatta, con tanti giornalisti che scrivono come “avremmo preferito farci una passeggiata, piuttosto che stare dietro a questo film”.

Dopotutto, come biasimarli? Qualcuno pagherebbe realmente il biglietto del cinema per vedere un film del genere?

VOTO DEL FILM: ⭐ 1/2

 

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