Elly Schlein e Giuseppe Conte

Elly Schlein logora il PD: come delle Primarie “falsate” spaccano un partito

Partiamo da un dato oggettivo, ovvero come Elly Schlein alle Primarie del Partito Democratico sia stata sostenuta da persone che non sostenevano – nè oggi e neanche prima – il Centrosinistra italiano. A inquinare ulteriormente l’esito del voto della Segreteria piddina, anche la vasta presenza di votanti ai gazebo PD di votanti storicamente legati al Centrodestra, che hanno barrato la giovane Elly con il palese obiettivo di “zavorrare i democratici”.

Elly Schlein, una Segreteria disastrosa annunciata

Oggi, almeno dagli elettori storici del Partito Democratico, sarebbe stato preferibile vedere sullo scranno della Segreteria un volto come Stefano Bonaccini. Il Presidente dell’Emilia Romagna mostrava un volto vincente, capace sotto le elezioni di tenere testa a Matteo Salvini e magari portare una ventata d’aria fresca nel partito, tra una migliore organizzazione e un dialogo con tutte le anime del Centrosinistra.

Tutto il contrario della Schlein, che al momento delle candidature alle Primarie nemmeno teneva la tessera del proprio partito. Elly è un’imbarcazione in balia delle onde, che per l’età anagrafica illude a un rinnovamento del Centrosinistra. Fumo negli occhi, considerata la sua incapacità di dialogare con tutte le anime del suo partito e soprattutto uscire dalle logiche di “cerchi magici” della Sinistra radicale per gestire il partito. L’ascesa di Elly era annunciata come una sciagura e dopo tre mesi di Segreteria si sta dimostrando tale, con una segretaria che in poche settimane sembra aver perso il timone del proprio partito.

Tra gaffe e l’inseguimento a Grillo

Dall’arrivo di Elly Schlein, le uscite dal Partito Democratico sono state notevoli. L’ultima quello di Alessio D’Amato, ovvero “l’uomo della Sanità” sotto Nicola Zingaretti e ultimo candidato alla Presidenza della Regione Lazio per il Centrosinistra. Vedere la Segretaria democratica andare da Grillo, peraltro con il comico che inneggiava alle “Brigate di Cittadinanza”, è stata la goccia che ha logorato definitivamente i rapporti tra lo stesso ex Assessore e la leader del Partito. Non poteva essere altrimenti, considerato come D’Amato nella sua ultima campagna elettorale chiuse le porte ai pentastellati, ma soprattutto tesse alleanze tra moderati e riformisti (dai mondi civici ad Azione con Calenda e Renzi).

Schlein, forse per inesperienza più che snobbismo, muove i propri fili senza ascoltare la base del proprio partito. Il risultato è quello di un partito che inciampa puntualmente tra gaffe ed errori strategici, come l’inspiegabile inseguimento a Giuseppe Conte, i pentastellati e Beppe Grillo. Eppure il 17 giugno 2023, Tecnè stilla il Partito Democratico come prima realtà di opposizione (19.8%), contro il Movimento 5 Stelle attestato al 15,2%. Anzi, forse i sondaggi dovrebbero far muovere la Schlein a far svegliare il proprio partito, oggi sotto il 20% e con i 5 Stelle – ormai politicamente spariti da diverse grandi città – che rosicchiano punti proprio ai danni dei democratici. Punti gentilmente regalati dalla Segretaria democratica.

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