Il Parlamento: “Draghi resti dov’è”

Roma – Mario Draghi deve rimanere a Palazzo Chigi. Niente giri di parole, soprattutto dopo l’ennesima fumata nera successiva al terzo voto per l’elezione del Presidente della Repubblica.

Le ambizioni quirinalizie dell’attuale premier italiano, sono state anche oggi contenute dai voti dei Grandi Elettori e soprattutto le dichiarazioni stampa dei leader della maggioranza di Governo.

Mario Draghi è la barra di equilibrio per tenere insieme un esecutivo composto da tecnici, in concomitanza con le forze politiche del Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, la Lega, Forza Italia, Italia Vivia e Articolo Uno. Un asse politico fragile, con forze totalmente diverse al suo interno e che non perdono l’occasione per farsi la guerra.

L’ultima occasione fresca si trova sul nodo del Presidente della Repubblica, dove volutamente Centrodestra e Centrosinistra provano ogni modo per non trovare la quadra su un nome spendibile. Il Centrodestra è spaccato sulle personalità da portare: ieri sera brucia Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio. Invece, oggi a sorpresa Giorgia Meloni gioca la carta di Guido Crosetto, capace di incassare 115 preferenze dai Grandi Elettori e arrivando a 11 voti di distanza da Sergio Mattarella.

Nonostante il risultato importante, il Partito Democratico chiude a accordi con l’altro polo, definendo i candidati come non condivisibili. Certo, bisognerà capire su cosa punteranno i democratici, che oggi fanno solo intuire un interessamento per un Pier Ferdinando Casini in qualità di collante tra le forze moderate del Parlamento.

Su una cosa però tutti sono d’accordo: Draghi deve rimanere Premier. Dovrà essere il volto capace di trattare politicamente con l’Unione Europea e soprattutto i leader mondiali, considerato come a breve sui grandi tavoli si dovrà discutere di PNRR e soprattutto Recovery Fund.

I partiti della maggioranza sono tutti consapevoli della sua autorevolezza, ma sono anche certi di come questa vedrebbe le mani legate al Quirinale nelle contrattazioni più politiche.

Anche se il PD che minaccia di far cadere il Governo davanti a nomi non condivisi col Centrodestra, sa bene questa cosa: Draghi va tutelato a denti stretti, con i partiti che cercano di calmarlo sulle sue proibitive ambizioni quirinalizie.

 

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