Zakharova: “L’Italia è spinta al suicidio economico per la frenesia sanzionatoria euro-atlantica”

Roma – Mentre proseguono le ostilità tra Ucraina e Russia, Maria Zakharova, Ministra degli Esteri russa, commenta la posizione dell’Italia sul piano geopolitico e della crisi energetica.

Senza mezzi termini, la politica scrive sul proprio canale Telegram a riguardo: “Roma è spinta al suicidio economico per la frenesia sanzionatoria euro-atlantica. Il risultato sarà che le imprese italiane saranno distrutte dai fratelli’ d’Oltreoceano, poiché le aziende americane oggi pagano l’elettricità sette volte meno di quelle italiane”.

“Le sanzioni sono diventate uno strumento di concorrenza sleale – prosegue la Zakharova -. Quando le imprese italiane crolleranno, saranno comprate a buon mercato dagli Yankee. Il piano italiano per la riduzione della dipendenza dalle fonti energetiche russe, messo a punto dal ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, è imposto a Roma da Bruxelles, che a sua volta agisce su ordini di Washington, ma alla fine saranno gli italiani che dovranno soffrire“.

Provocazione? Svelato un argomento tabù in Italia, su cui le forze atlantiste non volevano sbilanciarsi in piena campagna elettorale? Quello che è certo, sono i rialzi sulle nostre bollette. Al pari dei consigli mediatici di chi ci propone la cottura della pasta senza gas, oppure di tenere i termosifoni spenti in pieno inverno come gesto di solidarietà all’Ucraina.

Nelle linee di politica estera italiana, servirebbe comprendere quale convenienza ci trova il nostro Paese a percorrerle. A oggi, l’asse Draghi-Di Maio non porta brillanti risultati. Aiutare militarmente il popolo ucraino, ha automaticamente inasprito il rapporto con la Russia, di cui siamo dipendenti sul piano energetico. Ridotte le forniture di Mosca, abbiamo dovuto compensare quelle mancanze attraverso quei giacimenti con influenza statunitense, che ci offrono lo stesso servizio ma con il costo sette volte maggiore in confronto a quello che ci chiedevano i russi. La convenienza allora dove sta?

Un problema che si ripercuoterà sicuramente oggi, al pari del post 25 settembre, ovvero il giorno dopo le elezioni. I partiti filo-atlantisti non potranno continuare a decantare la bontà degli Stati Uniti, della Nato e dell’Unione Europea, specie davanti a un Paese da governare in piena crisi economica ed energetica. Un corto circuito che potrebbe colpire forte soprattutto il Centrodestra, specie adesso che Giorgia Meloni – con Fratelli d’Italia primo partito della nazione, secondo i sondaggi – rivendica un profilo filo-atlantista, che tranquillizza i mercati internazionali e ambisce a non stravolgere il lavoro di Mario Draghi. Frasi che non solo producono un problema elettorale (i critici dell’ex “Premier banchiere” la sosterranno ancora?), ma anche un progetto politico che sul piano della sfera estera tende a non smarcarsi da una visione del Partito Democratico.

Questo per un semplice motivo, che forse i grandi partiti italiani non hanno compreso… o semplicemente evitano di farlo per un’obiettiva convenienza diplomatica. Essere nella Nato o amici degli Stati Uniti, non vuol dire obbligatoriamente non essere critici oppure obiettivi sull’agire a “stelle e strisce”. Così come essere anti-russi, non per forza ci obbliga essere degli “yes, man!” alle volontà degli USA o della stessa Unione Europea.

Oggi serve percorrere la via della pace tra Ucraina e Russia, in uno spirito nobile che purtroppo viene ostacolato dalle ambizioni militari e belliche degli Stati Uniti. Anche da questo, l’Italia può dimostrarsi una realtà indipendente, che cammina sulle proprie gambe e ragiona con la propria testa. Insomma, un Paese che non è una virtuale colonia statunitense, come invece avviene oggi dal dopo Craxi.

 

Fonte: Ansa.it

Foto: profilo Facebook di Maria Zakharova

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