In occasione dei 170 anni dalla nascita di Vincent Van Gogh, Palazzo Bonaparte dedica all’artista un’esposizione prodotta da Arthemisia.
La mostra, curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, prevede oltre 50 opere provenienti dal Kröller Müller Museum di Otterlo – uno dei più grandi patrimoni dell’arte contemporanea. La storia di Van Gogh viene raccontata attraverso una rassegna delle sue opere più famose e tramite la corrispondenza con il fratello Theo, dove affiorano le fragilità e le emozioni più intense del pittore. Attraverso l’esposizione, il visitatore ripercorre le tappe fondamentali che hanno segnato la vita dell’artista.
Il pazzo Vincent Van Gogh
Sulla scia artistica di Vincent ha inizio nel 1880, quando lui abbandona gli studi di teologia intrapresi ad Amsterdam e rivolge il suo interesse allo studio dei colori e della pittura. Con il trasferimento presso i suoi genitori ad Ettem, si dedica allo studio della realtà quotidiana che lo circonda, rappresentando sulle tele donne impiegate nel lavoro dei campi, i contadini e i tessitori.
Nel 1882, successivamente ad una violenta lite con il padre, Vincent si trasferisce all’Aia, dove conosce e si innamora di Clasina Maria Hoornik, da lui soprannominata Sien. La donna era una prostituta, alcolizzata, incinta, con una bambina di cinque anni che presto diventa la sua modella. Vincent matura il desiderio di voler creare con lei una famiglia ma in una lettera spedita a Theo, in cui si manifestano le sofferenze dell’artista, spiega che ha deciso di lasciare la donna amata poiché «sapevo fin dall’inizio che era una persona persa, ma speravo potesse ritrovare la sua strada, ora, mi rendo conto che era già troppo tardi perché ci riuscisse».
L’esperienza francese dell’artista olandese
Successivamente a questo grande dolore, nel febbraio 1886 Van Gogh decide di raggiungere suo fratello a Parigi. Theo lo incoraggia ad impiegare toni più vibranti e luminosi come quelli degli impressionisti e in questa nuova stagione Vincent si lascia andare adottando un linguaggio più immediato e trasformando la sua palette. Con delle pennellate veloci e decise, il suo rinnovamento porterà alla realizzazione dell’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, che presente nell’esposizione come unico manufatto centrale di una stanza, mostra Vincent che con uno sguardo di orgoglio e fierezza si mostra allo spettatore.
Nel 1888, il pittore decide di trasferirsi nel sud della Francia presso la città di Arles, dove lo raggiunge il suo amico Gauguin. La loro idea era quella di fondare un atelier dove raccogliere artisti che lavorano sullo stesso stile, ma in seguito ad un conflitto con Gaugin e al suo successivo abbandono, Van Gogh manifesta la sua prima crisi che lo porterà a farsi ricoverare volontariamente nell’ospedale psichiatrico Saint-Paul-de-Mausole. Grazie all’utilizzo di contenuti multimediali è possibile comprendere le vicende chiave della vita di Van Gogh, come il noto episodio del taglio dell’orecchio avvenuto il 23 dicembre dello stesso anno.
La morte
Inoltre, presso l’istituto Van Gogh continua a lavorare assiduamente e concretizza uno dei suoi capolavori massimi: “La notte stellata”, cui richiamo è indiscutibile in una stanza immersiva presente nella mostra. Le sofferenze di Vincent cessano nel il 29 luglio 1980 ad Auverse-sur-Oise, quando dopo due giorni di agonia, il pittore muore a causa di un colpo di pistola autoinflitto.
Le sue esequie non vengono eseguite dal reverendo del paese, che considera il suicidio un peccato; e il suo funerale si svolge nella stanza n.5 della locanda che lo ospitava, dove alle pareti vengono attaccate le sue ultime opere a mo’ di prima esposizione. A raccontarne il tragico decesso è una voce narrante che diffusa nella scura stanza, riesce senza difficoltà a fermare gli occhi del visitatore sul punto più luminoso della parete: il noto dipinto Vecchio disperato (alle porte dell’eternità), dipinto poco prima che morisse.
Ostia, riparte la seconda edizione del CineLido dal 14 al 17 luglio