“Un frigorifero costerà 5€ al giorno”: l’Italia della crisi energetica

Roma – Rischia di abbattersi come uno tsunami la crisi energetica in Italia e in Unione Europea. Con la promessa dei russi di chiudere il gasdotto Nord Stream tra il 30 agosto e il 2 settembre (probabilmente definitivamente), la situazione rischia di far precipitare la Germania e tutto il Vecchio Continente in una situazione di totale caos.

Non solo una problematica legata alla disponibilità di gas ed elettricità, ma anche un rincaro dei prezzi che mette i brividi. Seguendo le previsioni degli analisti economici, verrà dato un colpo di grazia alle famiglie del ceto medio-basso. Disporre di elettrodomestici diverrà un lusso per meno persone: un frigorifero arriverà a costare 5€  al giorno coi propri consumi, idem una lavatrice che arriverà a toccare i 2€ giornalieri.

Una reazione alle ostilità in Ucraina, che rischia di catapultare l’Italia in una dimensione pasoliniana e in una regressione degna del primo dopoguerra. Fosse questo il futuro dalle prossime settimane, troppi quartieri italiani torneranno a fare i conti con la spessa comunitaria nei propri singoli condomini oppure un unico televisore all’interno del cortile condominiale, messo a disposizione dei condomini per vedere il telegiornale della sera e il film della prima serata.

Un ritorno agli Anni ‘50, ma non quelli segnati dalla movida si Saint-Tropez e il twist nei primi club da ballo. Un ritorno alla vita della borgata, fatta di sopravvivenza giornaliera e miseria.

Mario Draghi doveva essere l’Illuminato che ci avrebbe portato ricchezza e prosperità. Alla fine del suo mandato da Premier, ci ritroviamo un Paese in ginocchio e in balia delle politiche filo-statunitensi. Perché per seguire Joe Biden e la NATO, oggi l’Italia – come l’UE d’altronde – non ha curato il proprio interesse nazionale: il benessere; l’economia; i rapporti commerciali.

Per provare a uscire da questo impasse diplomatico, serve provare a guardare oltre. Anzitutto ricalibrare il significato della parola “pace”, oggi sinonimo di armamenti all’Ucraina e conseguente ostilità alla Russia. L’Italia deve trovare il coraggio di smarcarsi dalla rete atlantista, percorrendo al contrario la strada di un dialogo diplomatico tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelens’kyj. Un ruolo di centralità che dobbiamo acquisire per la nostra storia e punto di riferimento dell’Occidente, sottraendo tale palcoscenico a chi è lontano e ostile alla concezione di società occidentale: la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan.

Un obiettivo che nessun grande partito italiano si pone oggi e che oggettivamente fa tremare in vista del post 25 settembre, ovvero il giorno dopo il voto.

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