Referendum Giustizia, un flop preventivato: nessun cittadino ha capito il voto

Roma – Alle ore 12 di oggi, solo il 5-6% degli aventi diritto di voto aveva deciso di recarsi al seggio di riferimento e apporre la propria scelta sui cinque quesiti legati al Referendum Giustizia.

Uno scenario che avevamo pronosticato, considerato come la tematica fosse troppo lontana da quella realtà abituale che ogni cittadino tocca con mano tutti i giorni. Perché parlare di una revisione della Giustizia italiana quando lo Stato va a rotoli, a più di qualche persona è parsa una palese presa per i fondelli. Pensiamo l’aumento stellare del costo della benzina, così come i beni alimentari, la questione del reddito di cittadinanza, la guerra in Ucraina o le goffe svolte “green” all’italiana.

Il tema della Giustizia non è attualità di questo Paese, con buona pace di chi ha subito torti in questi anni da parte di magistrati o giudici. Lo dimostra l’interesse verso questo Referendum, espresso pubblicamente solo da politici, vittime di malagiustizia o qualche soggetto con precedenti penali e con l’intenzione di fare attività politica sul territorio.

Alla stragrande maggioranza degli italiani non è importato nulla di questo voto, palesato poi con quesiti troppo accademici e poco comprensibili al popolo. Perché va detto: per comprendere quelle cinque domande, servivano minimo 2/3 esami di Diritto all’università. Insomma un tema non per tutti, soprattutto in un Paese dove c’è un disinteresse generale verso la pubblica informazione, lo studio e l’approfondimento dell’attualità.

Tutti oggi sfiduciano la Giustizia italiana, ma non perché le leggi che la regolano siano sbagliate… anzi. Attualmente si contesta l’operato del singolo, ovvero il magistrato o un giudice e i loro giudizi spesso impopolari verso delinquenti che si guadagnano le pagine nazionali della cronaca nera. Criminali che tra furti, violenze o stupri, tante volte neanche vedono le sbarre di un carcere dietro la scusante dell’infermità mentale.

L’innocente che finisce in carcere, è solo un extrema ratio nei problemi della Giustizia… ma non perché la legge sia sbagliata. Anche qui, il motivo è la presenza di magistrati o giudici che danno un verdetto senza però leggersi i verbali delle indagini, chiudendo casi superficialmente e volenterosi di cavalcare a tutti i costi l’onda mediatica del caso sotto mano per rivendicare promozioni lavorative: vi ricordate il famoso caso della Gamma Auto a Ostia, che peraltro come associazione abbiamo anche seguito da vicino?

In un contorno già di per sé disgustoso, mettiamo anche il carico da 90 della personalizzazione politica. Votare a questo Referendum, per qualcuno significava dare la propria fiducia incondizionata a Matteo Salvini, primo promotore di questo voto. Un qualcosa che non dovrebbe mai accadere, come ci ricorda il Referendum sul Senato indetto da Matteo Renzi qualche anno fa.

Peccato questo esito elettorale sia nefasto: pochi votanti e un Salvini che quasi sicuramente uscirà a pezzi da questo turno referendario, in un voto cui la gran parte del popolo italiano si è disinteressato. Mettiamoci poi anche gli ostacoli di turno: solo oggi le televisioni hanno provato a spiegare superficialmente il voto; i telegiornali hanno fatto pessima informazione su questa tornata elettorale; i partiti del “No” lo fanno su posizioni anti-Salvini e mai ponendo una riflessione sul cattivo stato della Giustizia nostrana. Basti pensare come sul web sono tornati anche i simpatizzanti del Movimento 5 Stelle, che invitano i cittadini a non votare oggi perché “il Referendum lo propone Salvini”.

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