Gesù risorto a Pasqua

Pasqua e il verbo di Gesù per la politica occidentale

A Pasqua, Gesù ritorna sulla Terra e vince la morte: cosa è rimasto del verbo di Cristo nell’Europa e nell’Occidente di questo anno 2024?

Gesù risorto
Gesù risorge per la Pasqua: come lo intendiamo nel 2024 (credits www.donorioneitalia.it) – Ilmarforio.it

E’ Pasqua. Il mondo dovrebbe risplendere all’insegna di un messaggio di pace, della cessazione alle ostilità negli scenari di guerra. Si preannuncia invece un periodo pasquale atipico, dove certezze e speranze sono venute meno. La resurrezione di Gesù, almeno questa volta, non combacia a un risveglio dell’umanità davanti ai mali del mondo. Una dimensione spirituale che rimane addormentata, con conseguenze sulla sfera della società, la politica e ovviamente le relazioni internazionali.

Pasqua, il ritorno di Gesù e il risveglio delle coscienze

Se una parte del mondo ne festeggia il ritorno sulla Terra e la vincita sulla morte, oggi il verbo di Gesù sembra più lontano che mai nelle soluzioni verso i nostri drammi. Dopotutto la figura di Cristo non è un attore riservato alla stretta cerchia dei credenti cattolici, ma un personaggio che condizione inevitabilmente tutta la cultura occidentale. Qualcuno che, nelle case di qualunque persona e al di là del suo credo, riesce a diventare fonte di dibattito o tema di carattere discorsivo.

Gesù e la sua influenza sull’Occidente

Ma come si prospetta oggi l’Occidente davanti la figura di Gesù? La domanda non può che essere interessante, soprattutto vedendo come il nostro continente giochi sul filo di una guerra con la Russia. Diciamo che oggi, per scelte politiche sembra che nessuno persegua il verbo del Cristo. La capacità del perdono, di cercare il dialogo e tutelare gli innocenti, disgraziatamente, sembrano non trovare spazio all’interno dell’agenda politica occidentale e in questo caso dell’Unione Europea.

Gesù con gli angeli
Il verbo di Gesù nella Pasqua 2024 (credits Paperboy Salerno) – Ilmarforio.it

Il verbo di Cristo e l’agenda politica occidentale

Non si tratta tanto di fare il “buon cristiano” al governo di un continente o del proprio paese, ma bensì tradurre il verbo di Gesù in quelli che sono gli scenari politici che toccano principalmente l’Europa e tutto ciò che rientra nella dimensione culturale dell’Occidente. Se le azioni di Olaf Scholz, Pedro Sánchez o Ursula von der Leyen non meravigliano (i primi due sono atei e la terza è protestante), una perplessità sorge in chi governa con la rivendicazione di seguire gli insegnamenti cattolici.

L’operato dei leader cattolici in Occidente

Parliamo in questo caso di Giorgia Meloni, Joe Biden, Emmanuel Macron e Roberta Metsola: i quattro grandi leader dell’Occidente, cattolici, ma fomentatori di guerre tra il conflitto in Ucraina e quello in Palestina. Non è solo una deriva della dimensione spirituale, che dovrebbe tradursi anche in una visione politica per plasmare la società, ma anche in una totale assenza della visione del mondo. Il verbo di Cristo, teoricamente, dovrebbe essere un motivo in più per disgustare la guerra, cercare la chiusura delle ostilità e soprattutto un dialogo (nonostante le evidenti difficoltà negli scenari esteri di conflitto).

Nel concreto, raggiungere la pace non dev’essere il compito solamente di Papa Francesco, forse l’unico realmente interessato alla fine delle ostilità nel mondo: dovrebbe, per scuola di pensiero, animare anche quei leader che la domenica si presentano a Messa e anche nella vita pubblica si professano ferventi cattolici.

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