Nicola Gratteri chiarisce la vicenda con il rapper Geolieri: ecco la verità dietro i fatti legati alla mancata presenza presso l’Università Federico II.

Sentendo attentamente una certa stampa, oggi dovremmo tutti prendere con le pinze il modello sociale dipinto dal magistrato Nicola Gratteri. Perché almeno da un paio di giorni, alcuni giornalisti hanno costruito l’ennesima pagina per creare dissapori inesistenti: il caso Geolier è l’emblema di questo modus operandi. Cucire una storia di sana pianta per dare risalto al rapper napoletano, ma soprattutto screditare chi tutti i giorni combatte la malavita per le strade di Napoli e del Sud Italia.

Le parole di Gratteri su Geolier: sono state realmente pronunciate?

Entriamo nel concreto. Il Procuratore di Napoli non ha mai parlato in prima persona di Geolier, come peraltro non ha mai ricevuto l’invito a partecipare al famoso convegno nell’Aula Magna dell’Università Federico II. Come spiegato ai microfoni di Fanpage, Gratteri ha ribadito un ovvio dimenticato in questa società: “Chi inneggia alla violenza, alle armi, alla malavita e alla droga, lo reputo un modello negativo”. Non si è negato a un confronto con quel mondo sociale, ma ha evidenziato come sia sbagliato invitare nelle scuole o nelle università gli esponenti di quel modello basato sul crimine e la violenza.

Cosa racconta Geolier nelle sue canzoni

Geolier è un criminale? Assolutamente no. E’ un ragazzo che grazie alla musica non è stato risucchiato dal vortice dell’illegalità dentro Secondigliano, come peraltro spiega su Netflix in Nuova Scena. Resta però come nei suoi testi racconti Napoli, non solo nella dimensione romantica della città partenopea: spiega la vita degli ultimi dei Rioni, che per sopravvivere si trovano ad affrontare situazioni criminali d’inaudita violenza. Racconta un aspetto della città, perché purtroppo Napoli è anche questo (senza entrare in generalizzazioni).

Gli errori sul caso Gratteri e Geolier

Un confronto sarebbe stato bello tra Gratteri e Geolier, partendo dalla concezione che il primo persevera la sua missione – e quindi lavoro – di giustizia e il secondo canta Napoli in tutte le sue sfaccettature. La parte sbagliata di tutta questa vicenda la creano i giornali, che invece spingono a creare contrasti lì dove non c’è ombra. C’è l’errore nel Rettore dell’Università Federico II, il professor Lorito Matteo, che forse avrebbe dovuto mandare un invito ufficiale al Procuratore di Napoli e non lanciarlo attraverso le pagine dei giornali.