Nonostante le promesse del Comune di Roma, le spiagge libere di Ostia versano nel degrado: falò, mancanza di bagni e rifiuti sulla sabbia
Ostia merita un ampliamento delle proprie spiagge libere, a patto che il Comune ne garantisca i servizi e soprattutto una balneazione vivibile per i cittadini o i turisti. Mentre la Giunta del sindaco Roberto Gualtieri, seguito dall’assessore Andrea Tobia Zevi, sogna nuove spiagge libere per il litorale lidense, la manutenzione degli attuali arenili pubblici da parte del Comune di Roma lascia a desiderare: ordinanze non fatte rispettare, degrado e tutto ciò senza che l’estate 2025 sia ancora iniziata.
Ostia merita più spiagge libere, ma il Comune non le gestisce
Era prevedibile che l’investimento del Comune di Roma sulle spiagge libere di Ostia si sarebbe rivelato velocemente un flop, facendo promettere ad alcuni esponenti del Centrosinistra romano un lungomare “stile Barcellona” senza concretamente sapere come gestirlo. A cominciare dalle ordinanze per la stagione balneare 2025, dove già dal mese di maggio è evidente come numerose regole non vengono fatte rispettare dagli uffici comunali e tantomeno sembra esserci nessuno pronto a monitorare questi importanti spazi della balneazione sul litorale romano.
La proposta della Giunta Gualtieri e l’incapacità di garantire il decoro
I gestori delle spiagge libere, che hanno vinto recentemente un bando d’appalto, stanno impazzendo su due fronti: attacchi in fogna sotto la sabbia che non si trovano (come accade davanti a piazza Scipione Africano), ma anche la soluzione di chioschi che non è ben chiaro quando potranno essere costruiti e aperti. Ai problemi gestionali, si apre un grosso problema sulla gestione del decoro in questi spazi di arenile: Ama passa poche volte alla settimana e in lavori straordinari, quando i cestini dei rifiuti sulla spiaggia dovrebbero essere svuotati con la frequenza di più volte al giorno (minimo ogni 2/3 ore).
Quanto costa davvero una spiaggia libera? Il Campidoglio si ricrede
Se il Centrosinistra romano, insieme a quello lidense, immaginava un lungomare all’insegna delle spiagge libere sul X Municipio, dal Campidoglio cominciano ad aprire gli occhi sull’aspetto economico della “rivoluzione green” sulla costa romana: gestire una spiaggia libera costa. Lo si vede con l’Ama, dove nonostante le Commissioni capitoline rimane il nodo sullo spazzamento della sabbia sulla strada e l’area pedonale del lungomare: il passaggio degli spazzini è quotidiano e ordinario, ma la rimozione dell’accumulo di attriti e quindi dei dossi diviene un lavoro straordinario con altre spese per il Campidoglio. Un vortice che, principalmente legato ai fenomeni metereologici di Roma, da anni non si riesce a risolvere sul litorale romano, in una condizione che non è stata eliminata nemmeno coi teli e le cannucciate dell’ex sindaca Virginia Raggi.
Spiagge libere o discariche a Ostia? Tra falò abusivi e mancanza di controlli
Se la gestione della spiaggia libera apre un aspro confronto politico nella Capitale, anche lo stato di decoro merita un capitolo nella discussione. Soprattutto dal tardo pomeriggio, le spiagge diventano un terreno di bivacco e spazi comunali dove non si percepisce la presenza dello Stato. Qualcuno, ignaro dei rischi che può creare, accende falò, organizza braci e si ubriaca davanti a un fuoco acceso in una grossa buca di sabbia. Parlano le foto, ma chi dovrebbe controllare è assente e non evita certi spettacoli di degrado.
Bagni chiusi e degrado sanitario: turisti e cittadini senza alternative
C’è poi il problema dei bagni sulle spiagge libere. Se il Comune di Roma nei giorni scorsi ha depositato diverse unità di bagni chimici in plastica lungo tutta Ostia Ponente, altre strutture in muratura sul territorio lidense sono chiuse inspiegabilmente a chiave. Come evidenzia il Capogruppo di Fratelli d’Italia Giuseppe Conforzi, si parla di locali in muratura anche ristrutturati dal Comune e inutilizzabili dai bagnanti. Persone che, visto il disservizio, spesso espletano bisogni fisiologici dietro siepi, le piccole dune nei pressi del lungomare Amerigo Vespucci o addirittura nell’acqua del mare. Esperienze turistiche di cui il territorio, ma anche il Campidoglio, dovrebbe avere profonda vergogna.