Mattarella, tra consultazioni veloci e ingerenze internazionali

Oggi, che ruolo gioca Sergio Mattarella nello scacchiere politico nazionale? Oggettivamente, una partita da sconfitto.

Basti pensare come i partiti che lo hanno sostenuto al Quirinale, dalle recenti elezioni del 25 settembre sono usciti tutti sconfitti: il Partito Democratico di Enrico Letta; Italia Viva con Matteo Renzi; la Lega di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi che tiene miracolosamente a galla il proprio partito. Gli italiani hanno palesemente bocciato la maggioranza del Presidente della Repubblica, fatta di ricette draghiane, tecnici filo-atlantisti e virologi televisivi.

Potremmo definire il voto di questo mese, come una velata apertura al Presidenzialismo da parte degli italiani. Ma la realtà è anche un’altra: la necessità, da parte del Presidente della Repubblica, di cambiare registro nella conduzione dell’Italia e le dinamiche del Quirinale. Con il 26% di voti raccolti per la Camera dei Deputati e il Senato, Fratelli d’Italia dovrebbe – almeno teoricamente – blindare un ipotetico mandato di formazione del nuovo Governo nella mani di Giorgia Meloni, con Mattarella che potrà solo dare il proprio benestare a una simile ipotesi senza particolari problemi.

Il Partito Democratico, così come l‘opposizione alle Camere, non ha i numeri per creare giochetti sporchi sfruttando la “democrazia parlamentare”, tantomeno poi con un Presidente della Repubblica pronto a fare sponda su volti tecnici per arginare l’ascesa del Centrodestra al Governo. Una situazione che negli ultimi mesi deve aver inteso lo stesso Mattarella, che in barba alle consuetudini costituzionali, vorrebbe addirittura velocizzare i periodi di consultazioni per l’arrivo di un nuovo Esecutivo.

Dopotutto, l’Italia si trova in un periodo complesso sul piano economico, sociale e geopolitico. Il nuovo Governo dovrà rispondere all’impennata delle bollette, la crisi energetica, le dinamiche geopolitiche dettate dalla crisi ucraina e dei vicini serbo-bosniaci, la disoccupazione da record nel Bel Paese. Tematiche da non prendere assolutamente sottogamba.

La spina nel fianco di questa Italia rimane però la politica estera, che rischia d’intaccare ulteriormente la credibilità internazionale del nostro Paese. Il nuovo Governo già parte con i favori del pronostico su questo frangente, cosciente di come non si possa fare peggio di Luigi Di Maio al Ministero degli Affari Esteri. Eppure il lavoro non sarà semplice, considerate le continue ingerenze dei Paesi stranieri sulle nostre dinamiche politiche.

Le critiche verso un possibile Governo di Centrodestra in Italia, non sono piovute solamente dai cantautori britannici Boy George e Skin, che non smuovono oggettivamente nessun caso diplomatico. Gravissime parole al nostro indirizzo sono arrivate da: Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea; Olaf Scholz, Cancelliere federale della Germania; Élisabeth Borne, Primo Ministro francese; Joe Biden, 46º Presidente degli Stati Uniti d’America.

Tra minacce di sanzioni e ipotetici pericoli di “deriva fascista”, nessun istituzione italiana si è preoccupata di rispondere a queste ingerenze e difendere l’esito del voto democratico uscito il 25 settembre dalle urne: in primis, è mancata la voce del presidente Sergio Mattarella.

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