Il senso della responsabilità in Spiderman

Roma – I grandi fan delle avventure di Spiderman, lo avranno notato sicuramente: il fulcro della storia gira intorno al concetto delle responsabilità.

Dagli esordi, dove un ragazzo di nome Peter Parker viene catapultato in un mondo inaspettato e soprattutto più grande di lui, fino ad arrivare a un proseguo della vita con la quale la conoscenza dei propri superpoteri non è scontata e pienamente accettata.

Nonostante la morte prematura dello Zio Ben, questo personaggio ha un ruolo quasi profetico in quello che riterremo il principale universo editoriale di Spiderman. Ricordiamoci le sue parole: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”.

Qui, l’anziano parente di Parker – un secondo padre, vedendo gli sviluppi editoriali – pone una previsione, che può essere letta in due modi. La condizione umana della frase, dove Ben – vedendo il proprio nipote brillante – gli chiederà di mettere a disposizione il proprio genio scientifico a favore della propria famiglia e dell’umanità, essere capace di prendere scelte complesse per un bene più grande (dopotutto, Parker era gracile e sfigatello… non certo stupido).

Poi c’è la profezia supereroistica, dove Ben potrebbe prevedere la nuova condizione di “eroe di quartiere” del nipote. Magari non immaginava il proprio ragazzo capace di lanciare ragnatele o arrampicarsi sui muri, ma sicuramente aveva intuito un cambiamento interiore. Una nuova fase di vita che apre a nuove esperienze, portando nuove responsabilità sulla schiena: salvare la città; dimostrarsi un supereroe capace; convivere con il suo alter ego nonostante la giovane età; fare delle rinunce importanti pur di non svelare la propria identità eroica.

In entrambi i casi, il fulcro delle due previsioni portano a un termine: il sacrificio. Se dietro la stesura di Spiderman ci sia uno sguardo alle discipline orientali, questo è molto probabile. L’Uomo Ragno deve sacrificarsi tutta la vita per imparare a conoscere i propri superpoteri, gestire la propria identità, capire la propria strada senza un mentore (eccetto la presenza di Tony Stark nel Marvel Cinematic Universe e Zia May, che ovviamente non è un supereroe). Un po’ come nelle arti marziali di stampo nipponico, dove la perfezione è impersonificata da una scala infinita e senza fine: identico è il percorso di Parker, che nella propria storia editoriale è alla continua conoscenza di sé stesso.

Ma tali poteri e conseguenti responsabilità, Parker li ha mai accettati? Sì, ma a fatica. Addirittura, in un momento della propria vita decide di tirarsi fuori dal personaggio di supereroe. All’inizio degli Anni ’60, Stan Lee e Roy Thomas scrivono una storia con protagonista Peter Parker, con il personaggio stanco di essere l’Uomo Ragno. Proprio per questo motivo, il giovane protagonista produrrà un siero – di sua invenzione, visto il genio scientifico – per provare a tornare una persona normale, che però non avrà l’esito sperato. Parker si trasformerà in un mostro dalle sembianze di ragno, con tanto di altri quattro arti in più. Una storia molto avvincente, nonostante sia poco conosciuta, che incrocia le avventure dell’Uomo Ragno – che poi tornerà normale – con le vicissitudini dei villain Lizard e Morbius.

Una morale dietro quest’ultima storia? Che non ci si può mai tirare indietro da quello che siamo, tantomeno alle proprie responsabilità. Un’ode quindi ad accettare sé stessi, con pregi e difetti che risaltano le nostre unicità agli occhi del mondo.

 

LEGGI ANCHE:

Seguici sul nostro canale Telegram: CLICCA QUI PER ISCRIVERTI AL CANALE.

Seguici sul nostro profilo Twitter: CLICCA QUI PER SEGUIRCI.

Seguici sulla nostra pagina Facebook: CLICCA QUI PER METTERE “MI PIACE”.

 

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Focus!

Potrebbero anche interessarti: