Il Marforio presenta: “Una vita in fuga”

Roma – “Una vita in fuga” si presenta come quella miscela giusta per raccontare un dramma esistenziale. Metti poi insieme Sean Penn con sua figlia Dylan, un duo “padre-figlia” dove  il pubblico potrà godere di una drammaticità cinematografica perfetta.

Jennifer Vogel (Dylan Penn) è la protagonista di questa pellicola, che vive lungo tutto il film con la consapevolezza – e il dolore – per un padre assente, bugiardo e che continua a fare scelte sbagliate, non imparando mai dai propri errori.

John Vogel (interpretato da Sean Penn) è il classico uomo macho americano di fine Anni ’70, che vive di sogni, promesse, sotterfugi, ma che allo stesso tempo deve convivere con il peso delle proprie bugie. Falsità che lo portano a perdere la famiglia, ma soprattutto la stima dei figli.

Di John sono molteplici le bugie, tranne l’amore per sua figlia: pur se gli mente per non farsi vedere disperato, traspare un sentimento puro verso la ragazza, che va al di là dei cambi di città, i silenzi o addirittura le azioni criminali messe in piedi dall’uomo.

Sean Penn ci dà l’immagine di un uomo fallito, costretto a mentire soprattutto a se stesso perché si vergogna del proprio essere. Fa questa cosa con sua figlia Jennifer, per non mostrargli quale uomo piccolo è, nonostante non gli manchi qualche ispirazione affaristica, che poi però collassa puntualmente nell’azione criminale.

Il film delinea bene la psicologia dei personaggi. Da una parte Jennifer, che mostra di poter arrivare ovunque con la propria forza di volontà, pur dovendo scontare sulle proprie spalle la fama di un padre ladro e nell’intimo una madre debole davanti alle prove della vita. Dall’altra John, che pur amando sua figlia non può fare a meno della sua dimensione verso l’azione criminale, forse anche per un mondo lavorativo che non vuole accettarlo.

S’incrociano i demoni di una ragazza sola e che deve imparare a essere forte fin da bambina, con l’immagine di un padre superficiale e che prova sempre a promettere ciò che non può oggettivamente mantenere.

Un film bello e che fa riflettere, entrando a gamba tesa nella dimensione di quei figli senza genitori, raccontandoci quali demoni vivono abitualmente questi ragazzi: l’alcool; la droga; la strada; la possibilità di uscire da una gabbia come la loro vita e fare dei sacrifici per cambiare destino.

E’ un lungometraggio efficace, forte anche di ambientazioni suggestive e che ci riportano in quelle ambientazioni d’autore dell’inizio Anni ’80.

Oggettivamente ho amato quasi tutte e due ore della pellicola, in un film che reputo obbligatorio far vedere ai più giovani: soprattutto a quegli adolescenti che si sentono sconfitti dalla vita quando un qualcosa non va.

 

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