I fuori sede non votano per i costi spropositati per tornare a casa

Roma – La Repubblica lamenta come ci sarà un’ampia fetta di giovani che non voterà il prossimo 25 settembre. Tra questi vogliamo ricordare i fuori sede, in troppi casi impossibilitati a esercitare il proprio diritto di voto per i costi sproporzionati per tornare a casa: parliamo di viaggi che vanno dai 50 euro in su, non inclusi di andata e ritorno. Tanti soldi che oggi sono una stangata sulla testa di studenti e lavoratori fuori sede, sommersi dall’aumento degli affitti, delle bollette e della spesa per la crisi economica che attraversa l’Europa. La politica oggi deve parlare di questo e trovare soluzioni. Sotto questo punto di vista, noi abbiamo valutato l’opzione della “residenza temporanea” per i fuori sede, così da risolvere il problema del voto in trasferta e soprattutto del medico di base nella sede cittadina dove si studia o lavora.

La “residenza temporanea” sul piano studentesco, può essere utile per ricreare il concetto di “universitas”, ovvero una comunità di studenti che condividono un interesse comune per permettere una più agevole inclusione dell’Università nel tessuto sociale intorno ad essa e quindi evitare di avere Atenei nel deserto oppure isolati dalla vita sociale della Città. Una proposta che però deve essere seguita da un pacchetto di riforme, che devono camminare parallelamente a questa proposta per agevolare la vita dei fuori sede: un tetto massimo per le spese di affitto; il bonus affitti governativo per queste persone e delle borse di studio – in soldi – per gli studenti fuori sede più meritevoli, così da agevolare il pagamento degli affitti delle camere.

Comunicato congiunto a cura dei movimenti politici, studenteschi e sindacali:
Italia Comunità
Direzione Università
Associazione Culturale “Il Marforio”
UGL Giovani Nazionale
Generazione Popolare

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