Si chiude la XXIX edizione del Romics, svoltasi come ogni anno presso i padiglioni della Fiera di Roma.
Quest’anno la manifestazione oltre ad ospitare tantissimi ospiti d’eccellenza nel settore editoriale e artistico, ha visto di migliaia di ragazzi pronti ad abbracciare le proprie passioni: il mondo del fumetto e del manga; i propri personaggi di fantasia preferiti; un luogo di condivisione, dove poter vivere la propria passione insieme ad altre persone.
Romics come casa dell’arte e della fantasia
Per comprendere a fondo questa manifestazione, serve oggettivamente viverla insieme a tutti quei giovani – e non solo – che sono i veri protagonisti di questo posto magico.
Serve passare una giornata con i tanti cosplay, sempre disponibili per una foto e pronti a raccontare tanti aneddoti sulla loro arte. Qualcuno è alla prima esperienza all’interno di una fiera Comics, ma altri fin da giovanissimi hanno iniziato a travestirsi con le sembianze dei loro personaggi preferiti nei manga, negli anime, nei cartoni animati vari o addirittura prendendo spunto da film e serie tv.
Una ragazza travestita da un celebre personaggio dei manga giapponesi, ci racconta emozionata: “Ho iniziato a travestirmi all’età di 14 anni. Vivo ogni fiera in maniera elettrizzante: mi diverto, conosco nuove persone, esprimo la mia arte. Tutto bellissimo e vale anche il tantissimo tempo che ci metto per prepararmi il vestito e il trucco”.
Dietro l’arte del cosplay, c’è tanto lavoro
Non è semplice essere un cosplayer, soprattutto nel curare nei dettagli il personaggio che si vuole interpretare. Non solo un lavoro di “ago e filo” per cucire i propri vestiti in vista della fiera, ma anche un percorso di studio sulla movenze di quel soggetto che si vuole rappresentare.
Una ragazza che rappresenta un altro celebre personaggio dei manga, ci racconta in proposito: “Per preparare un mio cosplay, minimo impiego due settimane. Faccio sempre personaggi che conosco molto bene, a cui sono affezionata, ho letto tanto, di cui conosco la psicologia e soprattutto le movenze. Dobbiamo fare tanto lavoro, lo ammetto. Ma alla fine dei giochi, la grande soddisfazione per questo lungo percorso è quando una persona ci ferma per una foto, un giornale ci offre di mettere su carta una nostra fotografia e soprattutto chi viene qui mostra di apprezzare la nostra arte”.
Foto a cura: @Denis Bernini