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“Signora, le ammazziamo il nipote”, la nuova dimensione delle truffe telefoniche agli anziani

Sempre più spesso, ci imbattiamo in storie di pesanti truffe telefoniche. Oggi per il Marforio, riportiamo la storia di una nonna che vive a Roma, che ha rischiato una truffa per diverse migliaia di euro e con i malviventi che hanno provato a fare perno sui suoi affetti. Ecco la sua storia.

“Signò, le ammazziamo il nipote”, la brutalità delle truffe telefoniche

“Questa truffa mi è capitata due volte. Due volte in cui ho rischiato di cadere più per le mie ansie, che purtroppo non mi hanno fatto ragionare in maniera fredda davanti il fatto in un primo momento. La prima è avvenuta tre mesi fa, quando mi arriva una telefonata a casa. Chi parla dietro alla cornetta, conosceva probabilmente i miei parenti più stretti, spacciandosi per mio nipote Marco. Era riuscito anche a imitarne la voce, cosa che mi fa sospettare come fossi ‘sorvegliati da tempo’ dai malviventi”.

Mi chiama e mi dice come aveva subito un furto di portafoglio e che gli servivano urgentemente 4.600 euro per ritirare un pacco Amazon. Io Amazon non sapevo nemmeno cosa fosse, ma ovviamente dico, a quello che sembrava mio nipote, che avrei chiamato i genitori, ovvero mio figlio, per aiutarlo. Faccio l’errore di dire il nome del padre, Carlo, in un dato che mi si ritorcerà contro nel giro di pochi minuti. Infatti, chiuso il telefono con quello che credevo mio nipote, mi arriva subito dopo un’altra telefonata.

Questa volta è un’altra voce, si spaccia per un corriere. Dice che è sotto casa mia, dicendo anche la mia via di casa e il numero civico. Dice che devo scendere subito a ritirare il pacco con i 4.600 euro in contanti. Gli dico come quella cifra, in contanti, ovviamente non la tenevo in casa. Il presunto corriere prova a fare leva per farmi scendere, addirittura dicendomi come il pacco poteva essere pagato con gioielli che tenevo in casa o diamanti tenuti in cassaforte. Così capisco la truffa, dicendo apertamente come il soggetto volesse derubarmi.

I ladri probabilmente si saranno adirati a questa reazione, tanto che una seconda voce compare al telefono. Un tizio, da dietro la cornetta mi dice testualmente: ‘Teniamo in ostaggio Carlo e Marco. Se vuoi che non gli facciamo del male, devi portarci adesso 10 mila euro in contanti’. Chiudo il telefono spaventata. Fortunatamente chiamo mio nipote, che mi tranquillizza su come fosse a casa e nessuno gli stesse facendo del male.

La seconda tentata truffa, hanno di nuovo riutilizzato la scusa del ‘nipote’. Mi arriva una telefonata con ‘Ciao nonna, sono tuo nipote’. Io senza pensarci rispondo ‘Alessio, come stai?’. Un altro errore che poteva costarmi fatale, in quanto dall’altra parte mi viene risposto, ‘Si nonna, sono Alessio’. Fortunatamente, a casa mia quel giorno c’è Marco, peraltro fratello nella realtà di Alessio. Con una grinta anomala, mi stacca il telefono dalle mani e chiude.

Gli chiedo perché, con lui che mi riprende: ‘Nonna, ma non ti sei accorta come quel truffatore avesse la voce diversa da Alessio? Non hai sentito che parlava napoletano?’. Forse, per la speranza di sentire mio nipote e anche i miei problemi di udito, a quei particolari non avevo fatto caso. Non ci fosse stato Marco, non saprei oggi che storia vi avrei raccontato”.

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