Bombardamento di Israele sul consolato dell'Iran a Damasco

L’escalation della tensione: il rischio di un conflitto allargato in Medio Oriente

Dopo l’attacco di Damasco, il conflitto in Medio Oriente sembra destinato ad allargarsi: ecco le posizioni di Israele e Iran all’interno del quadro geopolitico.

Bombardamento di Damasco
Cosa cambia in Medio Oriente dopo il bombardamento a Damasco: lo scenario (credits www.ilfattoquotidiano.it) – Ilmarforio.it

Israele punta a estendere il conflitto in Medio Oriente. La vicenda di Damasco può rivelarsi una bomba per tutta quell’area geografica, in una guerra che potrebbe estendersi oltre alle presenze degli israeliani e i palestinesi. Netanyahu ha colpito un consolato iraniano in Siria, in una vicenda che potenzialmente può inghiottire ulteriori paesi all’interno di questo conflitto.

L’ipotesi attorno all’estensione del conflitto in Medio Oriente: la reazione al bombardamento di Damasco

Dopo Israele e la Palestina, all’interno di questo conflitto potrebbero raccontare la propria anche Iran, Siria e e il Libano. Netanyahu guarda realmente all’estensione del conflitto, valutando gli stati confinanti come “nemici di Israele”. Tutto ciò nonostante le raccomandazioni dell’Occidente, e in primis gli USA, che hanno invitato più volte gli israeliani a non allargare la striscia di fuoco. Almeno ora, con l’aria sempre più pesante tra gli stessi Stati Uniti e la Russia.

Il ruolo di Netanyahu dopo il bombardamento di Damasco

Benjamin Netanyahu recita il ruolo di scheggia impazzita, ormai sordo anche all’appello di una maggiore cautela sulle iniziative militari. Dopotutto, al di là delle dichiarazioni pubbliche, Israele sapeva di colpire un consolato iraniano e, come poteva prevedere ogni analista geopolitico, immaginare che una simile operazione militare non rimarrà impunita nelle prossime settimane. Adesso, però, serve solo capire come arriverà la risposta degli ayatollah e quali obiettivi perseguirà sul piano militare.

La posizione dell’Iran dopo il bombardamento di Damasco

La morte di Mohammad Reza Zahed vorrà essere vendicata, considerato come parliamo sempre di un capitano dei Pasdaran. Anche nello scenario più roseo, l’Iran è costretto a rispondere all’attacco israeliano principalmente per una questione di credibilità internazionale. Teheran non sarebbe impreparato in caso di conflitto, potendo contare su tre fattori nello scontro contro Israele: soldi, armi e interessi militari. Tra questi ultimi, anche l’influenza iraniana sull’area mediorientale: l’Iran non vuole perdere quella sorta di protettorato su aree come il Libano, la Siria e l’Iraq.

Benjamin Netanyahu
Il ruolo di Benjamin Netanyahu nell’attuale contesto militare del Medio Oriente (credits it.euronews.com) – Ilmarforio.it

Come si stravolge il quadro del Medio Oriente: parola agli analisti

La situazione stravolge il disegno degli analisti geopolitici, almeno fino alla quadro che veniva dipinto la settimana scorsa: uno Stato islamico restio a entrare in una guerra aperta con Israele, anche per una presunta incapacità di tener testa agli israeliani. Ma tutto, come raccontano le ultime cronache, sembra aver ribaltato questo scenario. L’Iran potrebbe mostrare i muscoli in questa vicenda, forte anche dell’alleato russo: Putin fornirebbe i migliori analisti russi per un’eventuale guerra, in un’aiuto che si rivelerebbe molto importante.

Colpire gli interessi di Israele: ecco dove

Ma l’Iran dove potrebbe attaccare Israele o i suoi interessi economico-militari? Difficilmente nei confini israeliani. Se il colpo avverrà, negli interessi dello Stato israeliano fuori l’area mediorientale: in Europa o addirittura in America. Proprio gli attacchi all’Occidente, forse sotto la veste di attacchi terroristici, potrebbero far stringere la mano di Unione Europea e USA verso Netanyahu: costringere l’alleato israeliano a una politica militare più ponderata e che non estenda il conflitto a una dimensione intercontinentale.

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