Il Delicatissimo – DDL Zan, il rigore parato e la sconfitta silenziosa

Roma – Il DDL Zan affossato al Senato: tra esultanze da stadio e lamentazioni sinistre, la battaglia è ben lontana da dirsi conclusa, ma in ogni caso si segnala una battuta d’arresto che nei fatti sa tanto di una sconfitta.

Due giorni fa ha “ufficiosamente” avuto termine la vicenda legata al DDL Zan: la “tagliola” proposta da Lega e FdI per bloccare l’esame del disegno di legge nei suoi articoli ha ottenuto 154 voti a favore e 13 contrari con due soli astenuti, un esito raggiunto mediante il ricorso al voto segreto.
La scena che ha avuto luogo dopo l’esito della votazione e le parole del Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha visto due curve agli antipodi:
da una parte, la gioia incontenibile dei senatori di destra tra applausi e festeggiamenti vicini a quelli per la parata decisiva di Gianluigi Donnarumma nella finale europea di Wembley; dall’altra, invece, la caccia ai “franchi tiratori” tra le fila del Partito Democratico e di Italia Viva, con un veemente botta e risposta tra i due schieramenti.

Allo scenario si aggiunge – a titolo e parere meramente personale – un godibile assolo di pianto di Lorenzo Tosa, che tramite le proprie pagine sbraita e si tormenta richiamandosi alla tutela dei diritti civili, all’antifascismo e alla violenza dei fatti avvenuti in Senato.
Però, in fondo, ma chissenefrega! Dico seriamente: per qualche momento, anche io mi sarei voluto concedere un po’ di tempo per festeggiare.

Ma pensandoci bene, mi sono poi chiesto: c’è forse davvero qualcosa per esultare?
La proposta formulata dal deputato del Partito Democratico si ritrova ora ad un passo dall’essere bloccata definitivamente (se ne riparlerà, forse, a febbraio del prossimo anno) e i partiti della Sinistra hanno dovuto incassare un colpo molto duro su uno dei cavalli di battaglia strenuamente difesi nel corso degli ultimi mesi estivi, “forse” il duro colpo “letterario” l’avrà subito anche lo stesso promulgatore del disegno di legge.
Ma in tutto questo, la questione dei diritti civili per la comunità arcobaleno, la questione (e lo scontro) sulle “teorie gender”, fino ad arrivare alla questione – questa alquanto concreta – della tutela di quelle frange di cittadini che, anche se minoritarie, sono oramai esasperate del clima di violenza che si ritrovano a dover subire, che fine faranno?

Credo che vada chiarito un punto in modo netto ed inequivocabile: il DDL Zan non è stato bloccato per meriti da attribuire alle forze di destra, né tantomeno per l’impegno politico e culturale di alcune figure di spicco dell’opposizione: se si vuole davvero credere infatti che siano bastati gli imbarazzanti messaggi del senatore Pillon o i rosari di Matteo Salvini per fare la differenza, si commette un errore madornale.
La battuta d’arresto al Senato del disegno di legge è stata dovuta alle sue debolezze intrinseche, ovvero – in parole povere- al suo essere stato scritto e pensato in maniera pessima, senza riuscire a trovare un fronte coeso e compatto all’interno dello stesso partito che l’aveva portato alla ribalta in lungo e in largo. I fatti di mercoledì scorso hanno mostrato un Partito Democratico disunito al suo interno (al netto dei recenti risultati delle amministrative) e privato, in modo inaspettato, di alleati preziosi nel momento decisivo.
È a questo, e non all’efficacia di un’opposizione di destra (da questo punto di vista, decisamente imbarazzante), che si deve quanto accaduto in Senato.

La Destra, si diceva, ecco il problema che le forze di coalizione, governative e non, si ritrovano ora a dover affrontare e che probabilmente avrà modo di palesarsi ancora di più in seguito: le dinamiche vitali attualmente in atto a destra, quella destra che tiene Giorgia Meloni zavorrata a Matteo Salvini, quella destra che vede Berlusconi e Forza Italia al proprio interno (che sulle tematiche dei diritti arcobaleno sembra più andarci a nozze che altro).
Infine, una parola sui movimenti ProVita: possono davvero considerarsi dei degni avversari dinnanzi ad un alquanto probabile nuovo disegno di legge contro l’omotransfobia?

In tutta franchezza, ho visto davvero pochissima capacità e scaltrezza a livello intellettuale: un dibattito ridotto al mero grido da stadio, proprio come quello levatosi in Senato, dove non c’è stata disponibilità di dialogo o genialità politica a cercarlo.
Gli stessi propositori della c.d. “tagliola” non puntano ad una legge condivisa, ma solo ad uno sgambetto agli avversari, i quali sono stati colpiti ed affondati con un escamotage di natura procedurale.
Un errore da principianti? Forse, ma non troppo visto che da qui in avanti fino al 2023 il blocco del DDL Zan offrirà il motivetto della Destra “omofoba e fascista”, che è la miglior frase per vincere delle elezioni.

Ma se c’è qualcosa di sconvolgente che va menzionato, è la “vera” sconfitta di questa vicenda: la politica. Quella “P”olitica che non sa più dialogare ma che si riduce ad una contrapposizione tra slogan e che viene ulteriormente vilificata dai vanesi e fumosi (pardon, “famosi”) influencer di turno. Una politica che perde la propria lettera maiuscola quindi e che non si pone più come servizio e mezzo per il raggiungimento del bene comune di ogni suo singolo cittadino, ma che riduce il tutto a merce di scambio, come se fosse Alla Fiera dell’est.
Un serbatoio di voti, ecco a cosa è ridotta la comunità arcobaleno (la dicitura è in continua evoluzione fluida).

Certo, sconfiggere Zan sul suo campo di battaglia rappresenta una vittoria, molto probabilmente una vittoria di Pirro, ma pur sempre tale (perché diversamente avremmo assistito immobili alla morte del concetto stesso di diritto).
Eppure, arrivare alla vittoria in questo modo e con queste reazioni degne di una curva calcistica, lascia ugualmente a desiderare.

Quando poi penso a cosa potrà mai accadere la prossima volta,
mi metto già le mani nei capelli! Dovesse delinearsi uno scenario di questo tipo, non scarterei la possibilità che uno “Zan 2.0” non parta proprio da un partito di Destra. E non per forza tra le file dei berlusconiani.

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