Il Centrodestra “litigarello” non serve a nessuno!

Roma – Questo Centrodestra ci ha stufano: ormai è stucchevole, sempre in balia di nuove liti e inconcludente sotto ogni punto di vista (si legga il dato elettorale delle ultime Amministrative romane). Addirittura, ieri è uscita fuori una dichiarazione riservata di Salvini, che definisce come dei “rompicoglioni” gli alleati di Fratelli d’Italia.

 

IL POPOLO DELLE INAMICIZIE

Quest’oggi, non dev’essere facile far politica all’interno del Centrodestra. Ogni partito che lo compone, ambisce a prendere una leadership dentro l’area. Matteo Salvini non ha ancora metabolizzato il fatto che la Lega sia drasticamente scesa nelle percentuali elettorali, perdendo così il titolo simbolico di “primo partito del Centrodestra”. Uno scettro raccolto da Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni, l’unica reale opposizione politica al governo di Mario Draghi in Italia. Una condizione che porta a tensioni e climi da “Guerra Fredda” nella coalizione, soprattutto per i rapporti sempre più logori tra la leader di FDI e Matteo Salvini: se prima le antipatie erano alla base di pettegolezzi interni ai partiti, oggi la faccenda diventa di dominio pubblico per qualsiasi testata giornalistica nazionale. In una situazione di grande confusione, s’infila anche Silvio Berlusconi: da una parte la sua voglia di dipingere come “inadatti” i suoi due giovani eredi nel guida del Centrodestra; dall’altra la voglia di dettare ancora la linea di questo mondo politico, nonostante gli 85 anni compiuti e i noti problemi di salute che lo assillano da diverso tempo.

 

RINCORSA ALLA LEADERSHIP

Il problema del Centrodestra, oggi forse si tramuta nella condizione di non avere un vero leader, riconosciuto in egual misura dal mondo politico e poi dagli elettori. Berlusconi è stato l’unico leader politico che l’Italia ha visto tra il 1994 e il 2014, chiudendo la sua egemonia solo per i problemi di salute che reali scandali o processi sulla sua testa. Matteo Salvini sembrava aver raccolto un’eredità spirituale per la guida del Centrodestra, in una situazione che si è molto inasprita con l’appoggio al governo Draghi e successivamente con discutibili dirigenze del proprio partito nel Centro-Sud (si legga Claudio Durigon). Poi c’è Giorgia Meloni, l’unica realtà che si è voluta opporre al proselitismo verso l’ex Presidente della BCE. Una condizione di opposizione che l’ha lanciata alla guida del primo partito della nazione, nonostante gli sgambetti – spesso palesi – degli alleati d’area.

 

IL FUTURO SI CHIAMA GIORGIA MELONI

Se qualcuno dovesse vincere la rincorsa alla leadership del Centrodestra, oggi sarebbe d’augurarci il nome di Giorgia Meloni. Verissimo, ha compiuto errori madornali sulla candidatura di Enrico Michetti a Roma… ma gli va premiata una coerenza politica, in un periodo peraltro non semplice come quello di pandemia da Covid-19. L’unica che peraltro fa una piccola analisi politica sulla disfatta del Centrodestra romano e nazionale, individuando anche la problematica: non può esistere un’area politica divisa, specialmente se una parte siede nella maggioranza governativa e un’altra che fa opposizione senza sosta. Un dato che confonde – e non poco – gli elettori nazionali e locali, creando di fatto non poche ambiguità politiche.

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