Assassinio sul Nilo: alla scoperta di un Poirot più umano

Roma – “Assassinio sul Nilo” è un grande film. Non lo dico per sciatteria, ma perché oggettivamente riesce a collegare tanti piccoli particolari tutti insieme, rendendo la pellicola efficace e soprattutto godibile al pubblico.

Già il trailer mi aveva lasciato sbalordito, tra le atmosfere delle rive del Nilo, gli staccati sulle gesta dell’investigatore più famoso del mondo e soprattutto la bellezza di Gal Gadot, che nella pellicola interpreta la ricca miss Linnet Ridgeway Doyle.

Il film è una messa a nudo del genio investigativo di Hercule Poirot, nuovamente interpretato e diretto da un magnifico Kenneth Branagh. In una pellicola più cruda di Assassinio sull’Orient Express, viaggiamo anzitutto nell’io introspettivo del famoso investigatore belga. Una storiache racconta il protagonista, sia nel look estetico che nella sua psiche.

Un percorso facilitato da un cast stellare per il lungometraggio, considerato come Branagh reciti al fianco di nomi come Tom Bateman, Annette Bening, Russel Brand o Dawn French.

Nelle vicende egiziane, nuovamente il protagonista della pellicola è il genio di Hercule Poirot. Visione, ascolto e attenzione ai particolari, si rivelano il mix perfetto per risolvere l’enigma dietro i problemi di due neo sposini. Il tutto nello scenario del Nilo e della Valle dei Re, immortalati con una spettacolare fotografia e che ci riporta al gusto dei vecchi film retrò.

A impreziosire la pellicola, la comparsa del leggendario Tiffany Diamond. Il diamante rarissimo indossato in passato dall’attrice Audrey Hepburn e la cantante Lady Gaga, nel lungometraggio impreziosisce il look da signora borghese di Gal Gadot.

Proprio sugli abbigliamenti gioca molto Branagh, con ogni personaggio che sfoggia minimo 3 abiti diversi lungo tutto il tempo del film. Un dato in controtendenza alla versione letteraria di Agatha Christie, solita promuovere i propri personaggi con vestiti sempre neri.

Dulcis in fundo, la colonna sonora. Un virtuosismo affidare a Patrick Doyle il remix di “Policy of truth” dei Depeche Mode, in un brano più profondo ma che ben si combacia tra due stili apparentemente lontani: il Synth pop e la New Wave del gruppo di Dave Gahan, con l’intramontabile stile classico e alto borghese di Hercule Poirot.

Un film che consiglio vivamente di andare a vedere.

 

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