A thousand and one

A Thousand and One: focus sulla vita nel ghetto afroamericano

Se qualcuno ha la curiosità di vedere la vita, nella sua completezza, all’interno di un ghetto afroamericano, il lungometraggio “A Thousand and One” è quello che fa per voi. Una storia d’amore tra la mamma e il proprio figlio, in una dimensione di fragilità familiare che vede di contorno tutte le problematiche di Harlem, storico quartiere New York e cuore pulsante della cultura afro-americana in quella metropoli.

A Thousand and One: dove vuole portarci la pellicola?

L’impressione di una pellicola è soggettiva, ma sembra abbastanza evidente come la storia ci voglia portare sui binari che raccontano un Harlem più intima. Attraverso di due protagonisti, in questo caso mamma e figlio, si delinea il disegno di una cittadina afroamericana, che vive tra mille difficoltà e il sogno di una riqualificazione al pari degli altri quartieri newyorchesi.

Ma pur cambiando i Sindaci della città, la minestra per i cittadini rimane sempre la stessa: mai nessuno ha guardato con attenzione le condizioni di Harlem. Cittadini costretti a rubare o spingere droga per sopravvivere, grande stato di povertà in tutta la zona, illegalità diffuse, la presenza di un pesante razzismo che infiamma ulteriormente gli animi nel quartiere, viste anche le uccisioni di persone di colore da parte della Polizia (un potente richiamo al Black Lives Matter).

L’amore di una mamma che supera la legge

Se lo stato di profondo degrado di Harlem fa da sfondo alla storia, la narrazione si concentra sulle figure di Inez (la cantante Teyana Taylor) e suo figlio Terry, interpretato da diversi attori perché ripreso nella crescita dall’età fanciullesca a quella di brillante adolescente. Anche in questo nucleo familiare, si vivono delle pesanti fragilità sociali: la donna è una ragazza madre, innamorata dell’uomo sbagliato (Lucky), in cerca di una dignitosa e che soprattutto permetta al figlio di non soffrire come ha fatto lei nell’età adolescenziale.

Dopotutto, ogni mamma vorrebbe una vita felice per il proprio figlio, facendo magari anche immani sacrifici per non farlo mai soffrire. Ma Terry è un bambino speciale: vive la relazione con la mamma in clandestinità, poiché i servizi sociali americano vorrebbero farlo affidare a una nuova famiglia. Ma soprattutto non valorizza adeguatamente la propria brillantezza sul piano scolastico, manifestando in più occasioni il desiderio di vivere una vita normale come tutti i ragazzi di Harlem e tentato dal rifiutare importanti occasioni di studio.

C’è salvezza per le persone brillanti ad Harlem?

La domanda potrebbe essere il filo conduttore all’interno di questa pellicola, girata dalla regista A.V. Rockwell. Un quesito lecito, perché la storia ci porta ad assistere a due blocchi: il ghetto che spinge Terry verso un futuro migliore, ma allo stesso tempo un ragazzo che preferisce la normalità alle importanti occasioni che la vita gli mette davanti. Si arriva alla scena più emblematica della pellicola, dove Lucky (ex galeotto e con guai con la legge) prende in disparte il ragazzo e, quasi come un papà con il figlio, prova a convincere il giovane a non perdere un’importante occasione al college che gli si era parata davanti.

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