Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile

“Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile”: l’opportunità di essere gamer

Lo attendavamo da molti anni un film su Gran Turismo, uno dei videogiochi di automobilismo che da fine Anni ’90 avvicina miliardi di giocatori. GT è più di un gioco, essendo un dettagliato simulatore di automobili, che – come scriveranno numerosi critici – porta gran parte dell’esperienza di una macchina da corsa dentro le nostre case. Un filone che, all’interno di questo film, ritorna costantemente, in un leitmotiv che contraddistingue questo marchio e viene ripreso – in più punti – da questo lungometraggio.

Una storia vera incentrata sul Gran Turismo

La storia riprende la vera storia di Jann Mardenborough (Archie Madekwe), pilota che si avvicino alla guida delle auto da corsa proprio attraverso il gioco di Kazunori Yamauchi. La perfezione del videogioco giapponese, nella rappresentazione delle automobili e le particolarità dei circuiti, portano Nissan a scommettere sui gamer per un posto di pilota nella loro scuderia di GT e soprattutto per portare il marchio ai potenziali clienti del mondo digitale.

La grande operazione di marketing sul logo Gran Turismo

L’idea di portare dei gamer in pista, poteva nascere solamente in Giappone. Tra l’ideazione e la produzione di videogiochi (come Gran Turismo), sarà proprio Nissan a lanciarsi nello scouting di piloti tra i migliori giocatori del videogames. A convincere i vertici della casa automobilistica, un visionario dirigente del settore marketing di nome Danny Moore (Orlando Bloom), che incurante dei pericoli porta i migliori gamer del simulatore per un’Accademy automobilistica, al fine di far diventare il migliore un pilota di fama internazionale.

Jann Mardenborough in Gran Turismo
Jann Mardenborough in Gran Turismo

Il marketing si scontra con la realtà

Il personaggio che prova tenerci ancorati alla realtà, è quello dell’ingegnere tecnico Jack Salter (David Harbour). Relegato a meccanico di una scuderia dove non è apprezzato, decide d’istradare lui i gamer alla via della guida sportiva e professionistica. Un duro maestro, che però ci immerge nelle difficoltà di un’atleta per diventare un pilota professionistico: guidare una macchina da corsa non è come portarla in un simulatore, coi novelli piloti che devono fare i conti con la preparazione fisica, le leggi della fisica e l’oggettiva complessità di un veicolo da autodromo.

Rivivere l’esperienza del gioco Gran Turismo

Seppur romanzata dietro una reale storia di vita, il primo tentativo di Gran Turismo è quello di portare l’atmosfera del videogioco all’interno di una sala cinematografica. Tante le riprese in digitale presa dai vari videogames dedicati alla sigla, ma solo una buona insonorizzazione acustica può garantire – dentro una sala cinematografica – l’esperienza di entrare, seppur virtualmente, all’interno di un auto da corsa. Il rumore dei freni, dei cilindri, le sgasate, l’impatto degli incidenti: il film prova a stimolare le nostre orecchie verso questi scenari.

Accademy gamer in Gran Turismo
Accademy gamer in Gran Turismo

Un videogioco prepara alla vita di pilota professionistico?

La domanda è lecita, vedendo la storia del pilota Jann Mardenborough: da nerd sfigatello, a pilota professionistico e podio alla 24 Ore di Le Mans. Il simulatore è stato una rivoluzione preparare i piloti ai circuiti, perché torna utile alla strategia delle traiettorie, la simulazione dell’assetto aerodinamico in corsa, la conoscenza approfondita del circuito.

È un’ottima scuola per mettere in piedi le prime tecniche di guida sportiva, ciò non togliendo come guidare nella vita reale sia altro. Come cita il film: “Se fai un incidente nel videogioco, basta un reset per tornare indietro. Se fai un incidente in una gara reale, rischi seriamente di morire”.

Un gamer può essere un buon pilota?

Il caso di Jann Mardenborough dice di sì, pur risultando l’unico – sui 10 migliori gamer al mondo – che oltre alla tecnica di guida, ha retto alla complessità della guida reale all’interno di un qualsiasi circuito automobilistico. La critica che ci pone il gioco, è elaborata: “Un videogioco può diventare un opportunità lavorativa, a patto che il fisico del giocatore regga”.

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