Copertina del libro "Una storia ancora da scrivere"

Una storia ancora da scrivere, Castelnovo: “Parlo della generazione cresciuta tra crisi economica e precariato”

In esclusiva per Il Marforio.it, l’intervista allo scrittore e giornalista Michele Castelonovo: ci parlerà del nuovo libro “Una storia ancora da scrivere”

Foto dello scrittore Michele Castelnovo
Michele Castelnovo presenta il nuovo libro “Una storia ancora da scrivere” – ilmarforio.it

Per Il Marforio.it, oggi vi parliamo dell’opera letteraria “Una storia ancora da scrivere”. Il libro è l’ultima fatica letteraria dello scrittore e giornalista Michele Castelnovo. In un’intervista esclusiva per le nostre pagine, parliamo approfonditamente del suo ultimo lavoro e andiamo a scorgere una narrazione molto profonda: una storia di un’amicizia tra due giovani amici, costretti a vivere le ambientazioni, i drammi e la società di Sanremo.

“Una storia ancora da scrivere”, l’intervista a Michele Castelnovo

Oggi per Il Marforio.it abbiamo il piacere d’intervistare Michele Castelnovo, autore del libro “Una storia ancora da scrivere”. L’opera si apre con un evento molto drammatico e la dimensione del dramma rimane per tutta la sua lettura. Il protagonista, Giovanni, com’è stato pensato da lei e come si sviluppa negli eventi che lo vedono un attento osservatore della realtà all’interno della narrazione?

Volevo scrivere un romanzo che fosse generazionale, al di là delle vicende narrate; che potesse parlare di una generazione cresciuta tra crisi economiche e precariato esistenziale, in una realtà diventata ormai definitivamente liquida. In quest’ottica nasce il personaggio di Giovanni, espressione piena di questa generazione, pur con delle peculiarità tutte sue com’è giusto che sia. Il punto di vista adottato nella narrazione è il suo, in questo modo ho cercato di dar voce a una generazione intera. Al tempo stesso, Giovanni non è un personaggio statico, ma nel corso della narrazione va incontro a una serie di cambiamenti. Anzi, si potrebbe dire che il cambiamento è il vero fulcro del romanzo.

Giovanni sembra destreggiarsi in ambientazioni che ci riportano alla mente le strofe del “La città vecchia” di Fabrizio De Andrè e porlo come intellettuale che osserva la realtà circostante, quasi sul modello pasoliniano. In questo personaggio, troviamo qualche tratto autobiografico dell’autore Castelnovo o delle esperienze da lei vissute?

Qualche anno fa, entrando nel quartiere storico di Sanremo, la Pigna, avevo trovato alcuni versi de “La città vecchia” di De André scritti su un muro. Purtroppo all’epoca non c’erano ancora gli smartphone con la fotocamera, ma questa immagine è rimasta scolpita nella mia memoria. La Pigna che ho descritto nel romanzo non è la Pigna reale, ma quella che mi sono immaginato io sulle note della canzone di Faber. Per quanto riguarda Giovanni, come dicevo è un rappresentante della sua generazione, quasi un portavoce. In molti casi i pensieri che ho messo in bocca a Giovanni sono pensieri miei, che pure appartengo alla generazione millennial; d’altronde penso che sia inevitabile che un autore dissemini parti di sé nei suoi personaggi. Ci tengo però a precisare che le vicende raccontate sono di fantasia, non è un romanzo autobiografico.

L’amicizia di Luca e Giovanni

Luca e Giovanni sono due grandi amici per le strade di Sanremo, ma molto diversi tra loro: rappresentano la “mancanza di prospettive” e il mondo dell’apparente semplicità. Qual è il rapporto tra questi due ragazzi e cos’ha significato per lei scrivere di quest’amicizia?

Credo che, rispetto ad altri sentimenti, sia molto complicato scrivere di amicizia. Ancor di più di un’amicizia maschile. A posteriori riconosco di essermi inconsciamente ispirato, con le debite proporzioni, a “Le otto montagne” di Paolo Cognetti, uno dei miei libri preferiti in assoluto e che mi ha segnato molto. Certo, cambia l’ambientazione, cambiano le vicende ma la dinamica tra i due protagonisti tutto sommato è simile. Abbiamo un personaggio che si allontana dalla vita di città (Giovanni) per riparare in un piccolo paese di montagna e qui conosce un coetaneo del posto (Luca) con il quale diventa amico. I due si completano. Giovanni ha delle caratteristiche che lo rendono un po’ radical chic: è un umanista che scrive, tiene banco con le sue riflessioni arzigogolate, ascolta musica alternative rock, gioca a fare il bello e dannato. Luca invece rappresenta la concretezza di chi deve rimboccarsi le maniche per campare, che sa che non sono le velleità a portare il pane in tavola. Per questo motivo le parti di narrazione che riguardano Luca sono esse stesse concrete e materiali.

La penna del giornalista e del suo amore per le escursioni si nota nell’opera, con un’accurata descrizione dei personaggi e le ambientazioni che vengono inserite nello scritto. Quanto la sua professione e le sue passioni contribuiscono all’attività della sua scrittura creativa e la produzione letteraria?

La mia scrittura si è formata nella cronaca locale. Per tanti anni ho fatto questo lavoro, girando prima in bicicletta e poi in auto tra incidenti, consigli comunali e feste di paese. Dovevo raccontare ai lettori quello che stavo vedendo io. È un imprinting che ti resta. Mentre scrivevo questo romanzo mi immaginavo di avere una telecamera con cui seguivo passo passo ogni movimento dei personaggi e ho cercato di restituire questa visività con le parole. Lo stesso con le descrizioni dei luoghi: ho cercato di renderle quanto più fotografiche possibile.

Le parole dell’autore

Il mese di Aprile vede un forte richiamo all’interno dello sua opera, incentrando le ricerche interiori ed esteriori alle domande di Giovanni. Perché ha deciso d’incentrare questa storia proprio attorno a questo periodo dell’anno?

Aprile andrebbe inserito a pieno titolo tra i personaggi di questo libro. Tra l’latro il titolo che avevo pensato inizialmente per il romanzo era “Il mese più crudele”, riprendendo la definizione che T. S. Eliot diede del mese di aprile. Tutte le vicende narrate si svolgono nell’arco di tre anni, ma sempre in queste quattro settimane. È aprile quando Giovanni se ne va dalla Brianza, è aprile quando Giovanni rimette in discussione le sue scelte e infine è ancora aprile quando le vicende narrate si avviano all’epilogo. È un mese di transizione. Nel romanzo l’ho definito «sospeso tra quello che era stato e quello che sarebbe potuto diventare». Aprile rappresenta appieno il cambiamento. E il cambiamento, come dicevo prima, è al centro di quest’opera.

“Una storia ancora da scrivere” è il suo romanzo d’esordio. Le chiedo se lei però già sta lavorando a nuovi progetti letterari, ma soprattutto se troveremo Giovanni in prossime avventure scritte dalla sua penna.

Prima, durante e dopo la stesura di questo romanzo ho scritto racconti brevi. Alcuni sono stati pubblicati su riviste online specializzate, altri sono ancora nel cassetto (o, meglio, in una cartella OneDrive). Mi piacerebbe sicuramente raccoglierli e pubblicarli in un’antologia. Poi ho alcune idee per romanzi, qualcosa è più sviluppato e altro solo abbozzato. Da questo miscuglio di pagine sparse e pensieri da sbrogliare cercherò di ricavare qualcosa di compiuto. Comunque sia, per il momento non è più prevista la presenza di Giovanni: ha fatto il suo lavoro ed è giusto congedarlo.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Focus!

Potrebbero anche interessarti: