Una generazione di gretini: Greta Thunberg simbolo del fallimento educativo dell’Occidente

Roma – No, il problema non è Greta. Greta prima o poi passerà, ma come tutti i fenomeni di marketing con risvoltino sociale ci lascerà un bel po’ di strascichi e di conseguenze che ci porteremo per anni. Primo fra tutti: la banalizzazione delle questioni urgenti e importanti, perché sia chiaro che clima e temi ambientali non sono uno scherzo; non sono argomenti per cui basta il cartello in strada, la bottiglietta in alluminio e qualche altra “fesseria” da hobby adolescenziale per trovare la soluzione; non cadiamo poi nel ritornello politicamente corretto dove “con una piccola azione fai la differenza”, perché oltre a scoraggiare anni di patristica cristiana, peggio ci ritroveremmo a esaltarci per “la differenziata” come spiega benissimo Maccio Capatonda con il personaggio di Giulio Verme.
Ma le braccia cadono alla seconda conseguenza: creeremo negli anni generazioni di giovani Don Chisciotte pronti a combattere i mulini a vento; con la differenza, gravissima, che mentre il personaggio di Cervantes era mosso da nobile spirito cavalleresco, questi adolescenti saranno mossi da un vuoto di ragione e significato per cui l’ideale si riduce a “compito”, “funzione” (non “obbedienza” e “dovere”, che sono un’altra cosa). È quel pericolo che già Hannah Arendt evidenziava nella sua pregevole analisi dei totalitarismi ne “La banalità del male”: quando si toglie spazio e importanza al pensiero e si sopravvaluta l’azione ecco che scattano i meccanismi per cui tutto poi tutto diventa giustificato.
Ma allora perché Greta non è il problema? Perché nel fenomeno Thunberg c’è già inscritta una sorta di ciclicità per cui appunto come finisce uno ne arriva un altro uguale: è il marketing, sono anni che produce fenomeni da baraccone. È nell’Occidente tutto il problema: un Occidente che perde ogni anno autorità, valori, origini e soprattutto maestri che sappiano destare il pensiero (non la pulsione all’azione). Appunto di Greta un ciclo, di maestri una rarità eccezionale e sempre più taciuta: questo perché poi i maestri non vendono.
Così per osservare: dove sono i maestri, laureati, scienziati in primis che sanno parlare davvero di clima ed ecologia? Non da Mario Draghi a quanto pare. Solo un attimo per cambiare tema ma rendere l’idea: dove sono gli esperti del Covid a spiegarci per bene la complessità di tutta la vicenda a partire dai vaccini? A fare gli showmen ai festival (vedi Burioni …). Torniamo a Greta e capiamo che in effetti la colpa non sta in una bambina che fa una campagna mediatica ai limiti del grottesco: la colpa è tutta in una società di “adulti che non sanno fare gli adulti. Adulti che non sanno più educare, che non aiutano più alla maturazione del pensiero ma lasciati alle azioni comandate dal potere dell’economia di turno. La Thunberg è un picco (per ora …) di un fallimento annunciato dell’Occidente e che peserà sui nostri giovani come un martellata forte su un fragile pezzo di legno.
Qualche giorno fa giravo per Roma (quella di Virginia Raggi) e vedo una signora anziana che a fatica porta l’immondizia verso i cassonetti; questi sono (ovviamente pieni) e allora lei li butta a terra; la vede un ragazzo che va da lei. Mi aspettavo che questo la aiutasse a portarglieli da un’altra parte… le ha fatto la morale finendo con un “meno male che c’è Greta”. Piccoli “gretini” crescono.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Focus!

Potrebbero anche interessarti: