Fanno discutere le ultime circostanze che coinvolgono Roberto Saviano, finito in tribunale per aver definito dei “bastardi” Giorgia Meloni, non ancora Premier all’epoca dei fatti, e Matteo Salvini, a quel tempo Ministro dell’Interno.
La causa dell’offesa fu una tragedia che colse, come purtroppo altre volte, i migranti. In tale faccenda, perse la vita un bambino piccolo, Youssef, che morì per annegamento nonostante l’intervento dei volontari delle ONG. Fatale fu, almeno secondo Saviano, il tardivo soccorso della Guardia Costiera italiana, arrivata addirittura sei ore dopo sull’imbarcazione di salvataggio.
Vero come ogni vita vada salvata, specialmente quando si tratta di una persona, o un bambino, che annega in mare. Ma come sappiamo, l’immigrazione è un tema più complesso di quello che sembra, soprattutto se vissuto in un territorio dell’Unione Europea: serve fare i conti con la doppia morale di alcuni Paesi europei (leggasi Francia e Germania); la necessità di rivedere la Convenzione di Dublino; il posizionamento strategico sul Mar Mediterraneo e, non ultimo, gli interessi degli Stati ex coloniali nel Nord Africa (le miniere, le multinazionali, la corruzione e il Franco CFA su tutti).
Ora, il buon Saviano è un ottimo oratore, aggirando sapientemente il tema geopolitico sul fronte dell’immigrazione clandestina. Può parlare di un corto circuito nelle politiche dell’UE, omettendo come alla guida di certe pratiche, da sempre, ci siano stati il Partito Popolare Europeo e il Partito Socialista Europeo (cui è interno il Partito Democratico).
Meglio quindi buttare la questione in caciara, avrà pensato. Meglio avere le luci della ribalta offendendo il proprio avversario politico, ovvero quel Centrodestra di cui parla male un giorno sì e l’altro pure. Allora nasce da lì quel “bastardi”, perché tanto bastava quella parola per avere i riflettori mediatici puntati addosso e avere garantite interviste oppure ospitate televisive.
A ridosso del processo per quelle parole presso il Tribunale di Roma, rivendica con convinzione la necessità di quei toni. Anzi, in un leitmotiv tanto caro alla Sinistra italiana, esalta tale atteggiamento come giusto. Rivendica l’offesa come arma di lotta politica, sostituendo le argomentazioni con la scurrilità verbale.
Probabilmente vincerà anche il processo, considerato quale piede abbia Magistratura Democratica in queste dinamiche. Creeranno un precedente per legittimare l’offesa personale di qualche “intellettuale” della Sinistra, facendogli tornare a pronunciare qualcosa visto che a concetti ne sono scarsi da decenni. Tutto questo, davanti l’occhio degli italiani, che già hanno mostrato di non gradire questa Sinistra al sapore di “impunità e superiorità morale”.