Roma, una donna over 50 non viene vaccinata: “Non firmo questo consenso informato”

Roma – A fronte dell’aumento dei contagi delle ultime settimane legati alla variante Omicron del SARS-CoV 2, il Governo è determinato nel mantenere e rafforzare la propria linea sul contrasto al coronavirus legata all’avanzamento della campagna vaccinale e al Green Pass: il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato un nuovo decreto legge con il quale, tra i vari punti, è stato introdotto l’obbligo vaccinale per la fascia della popolazione lavoratrice di età superiore ai 50 anni.

Gli effetti dell’intervento governativo si stanno notando come riscontrabile dall’aumento delle prime dosi di vaccino somministrate a quella parte della popolazione non ancora recatasi presso i centri vaccinali.


DA ROMA LA TESTIMONIANZA DI UNA LETTRICE –
Ma all’obbligo corrisponde realmente una presa di posizione chiara e netta dello Stato a tutela del cittadino?
Una lettera di una nostra lettrice, arrivata ieri presso la nostra Redazione e che pubblichiamo di rimando, ci offre uno scenario differente.  

“Gentile Redazione,
mi chiamo Paola, sono (ahimè) una ‘over 50’ e vorrei denunciare quanto occorsomi presso il Centro Vaccinale Cesa in Via Alvaro del Portillo RM.
Come noto, per legge, sono obbligata a vaccinarmi contro il Covid-19…quindi in mattinata mi sono recata presso il Centro vaccinale sopraindicato per adempiere al mio dovere.
Mi hanno accolta e la prima cosa che mi è stata chiesta è stata di firmare il foglio per il consenso informato che, a mio avviso, è incongruente con l’obbligo introdotto.
A fronte delle mie rimostranze e del mio desiderio di volermi vaccinare (in quanto lavoratrice, devo “vivere” all’interno del mondo del lavoro) sono stata passata al medico responsabile del centro.
Il medico ha provato a convincermi e, quando ho inserito la postilla di cui nell’allegato, ha parlato più volte telefonicamente con il Direttore Sanitario, il quale non l’ha accettata e quindi non ha dato seguito alla vaccinazione.
Pertanto voglio denunciare l’impossibilità di vaccinarmi e quindi di vivere e lavorare in uno Stato che da una parte “obbliga” e dall’altro rigetta qualunque responsabilità in ordine alla tutela ed alla salvaguardia del diritto alla salute dei propri cittadini”.

(La Redazione continuerà a seguire e scrivere aggiornamenti sulla vicenda)


 

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