Roma Termini, la paura dei pendolari nel prendere un treno

Nuovamente, abbiamo deciso come Marforio di lasciare lo spazio ai racconti dei cittadini. Oggi torniamo alla stazione Termini di Roma, per raccontare le paure di una pendolare abituale di questa zona. Ecco la lettera della signora Luisa.

“Alla Redazione del Marforio.

Ormai parlare della stazione Termini sembra diventato un tema di attualità, tra i pesanti casi di cronaca nera e criminalità. Eppure in nessun giornale, a essere sincera, ho mai visto scrivere lo stato d’animo di noi pendolari nel vivere questa stazione.

Oggi racconterò il mio, sottolineando di parlare a titolo personale… ma penso che nel racconto, tante persone alla fine si riconosceranno. IO HO PAURA A PRENDERE IL TRENO OGNI MATTINA. Io ho paura a uscire dalla stazione a piedi, così come temo di essere aggredita nel tragitto che mi divide da piazza della Repubblica o andando verso piazza dell’Indipendenza.

Intorno alle 6.30 del mattino, entro nella limit zone dei binari, magari incrociando qualche senza fissa dimora che urla in prossimità del McDonald’s, insulta i pendolari e magari può avere atteggiamenti violenti verso le persone. Non vedo queste cose ogni tanto, ma bensì una realtà che almeno ogni 2/3 giorni si ripete.

Se arrivo troppo presto alla stazione, ho capito che devo attendere per la limit zone davanti alla vetrina della Polfer. Quando vedo i poliziotti dentro, tiro un sospiro di sollievo: mi sento protetta e intoccabile. Quando non sono dentro, vivo quei 10/15 minuti di attesa come una profonda agonia. Mi sento vulnerabile alla follia di qualche esaltato.

Eppure, in quella piccola attesa per accedere ai binari almeno 40 minuti prima del treno, potrei fare tante bellissime cose. Anzitutto una bella colazione con cappuccino e cornetto ai bar del piano superiore, magari andare anche comodamente al bagno senza trattenermi. Eppure non ci riesco, ho paura e questo mi terrorizza.

Ho così paura che a piedi dalla stazione non esco, chiedendo a mio marito di portarmi e venirmi a prendere. Temo che qualcuno mi prenda la borsa, o nel peggiore dei casi, possa abusare di me in qualche traversa fuori dalla stazione.

Non è un racconto gonfiato, ma bensì la testimonianza di una donna cui meno di tre mesi fa hanno aperto la borsa dentro la Metro A… proprio alla fermata di Termini. La manolesta delle borseggiatrici mi ha colpito, portandomi via il portafoglio e tutto quello che vi era dentro: documenti, una trentina di euro, il bancomat e le foto dei miei due bambini.

Al di là della mia storia, analoga oggi a migliaia di pendolari, non comprendo il motivo di un’assenza legata a un intervento decisivo dello Stato in queste dinamiche. Da cittadina, sinceramente sento tante parole. I gruppi criminali a Termini, sono sempre gli stessi da anni, con facce che conosciamo tutti e cerchiamo di evitare il più possibile. Idem le borseggiatrici, che tutti sanno individuare e che abitualmente si localizzano all’inizio della banchina in direzione Laurentina: si piazzano lì, osservano dove colpire e quando si alzano, nel giro di pochi secondi fanno incetta di smartphone e portafogli. Lo stesso metodo che già utilizzavano nel 2015, quando la base per i loro scippi era tra le fermate di Cavour e Castro Pretorio”.

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