Quelle che vogliono dare “l’ammoreee” ma che di amore vero non ne hanno

Girano in questi giorni due interviste: una a Francesca Fialdini, l’altra a Claudia Gerini. Punto interessante è la questione delle adozioni per i single, dove entrambe si esprimono con toni accesi e con il solito senso di sconforto e sconcerto perché è inammissibile, secondo le suddette, che non ci siano ad oggi adozioni per i single. E allora? Questione vecchia quanto le piramidi, ma poi è la solita retorica su “il paese civile” e su “l’amore” (o “ammoreee” quello sdoganato oggi), solo che questa volta fa davvero inorridire il fatto che quando queste parlano dell’adozione di un bambino ne fanno una narrazione surreale dai toni grotteschi. Provate a casa a leggere per esempio il discorso della Gerini e a sostituire le parole “bambino” e “orfanotrofio” (questa soprattutto quando la si legge evoca quasi sempre scenari alla Oliver Twist) con “cane” e “canile”; così si capisce perché il tutto è paradossale oltre che senza senso. Di fatto, per queste signore, adottare un bambino è veramente alla stregua dell’adottare un cane: bastano due moine, la sicurezza economica e lo spazio (eh già! lo spazio!) e il problema è fatto; di quelle che poi sono le esigenze vere e originali di un bambino c’è il solito “chissenefrega”, tanto li abbiamo tolti dall’orribile orfanotrofio.

“…ed è incredibilmente assurdo che in un Paese civile una donna che vuole dare amore a un bambino, che ha la disponibilità economica e spazio in casa, non possa farlo …”. Parole di Claudia Gerini, e ha ragione è assurdo, nel senso che è assurdo che in un paese civile c’è chi ancora vaneggia capricci per civiltà. Perché di fatto il punto è  sempre un capriccio e nulla di più: il punto è sempre un “io”, “io”, “io” e ancora “io” (come la canterebbe Nicolò Fabi), mica la necessità del “tu” bambino di avere una figura paterna e materna, per esempio; mica la necessità di un bambino di sacrifici da parte degli altri, non sia mai, e infatti quali sono le condizioni preposte: economia e spazio. Poi sì, c’è il tanto decantato “ammoreee” da non confondere con l’amore: l’amore è donarsi ad altri concreti, ma questo è un semplice donarsi agli idoli; la compensazione delle proprie mancanze come al solito. Chi ha davvero amore da dare lo dà e basta e lo dà a chi ha concretamente davanti: non lo proietta su ciò che manca.

Su maternità e paternità non prendiamo lezione dalle ricche come la Gerini o la Fialdini (al massimo le prenderemo in considerazione su consigli per la crescita dei cani o dei gatti), prendiamo al massimo dalle coppie sposate vere, quelle con i figli che sanno benissimo la differenza tra un amore come sacrificio (fare il sacro appunto) e l’ammoreee (costruirsi l’ego).

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Focus!

Potrebbero anche interessarti: