Muore Benedetto XVI, l’ultimo pensiero rivoluzionario dell’Occidente

È complesso abbozzare un testo sulla figura di Benedetto XVI, specie poi se in tale Pontefice si è vista, per decenni, la via di un cambiamento. Senza troppi giri di parole, Joseph Aloisius Ratzinger ha rappresentato l’orgoglio di essere occidentali, una visione di pulizia della Chiesa Cattolica e le sue lunghe mani sul potere.

Benedetto XVI è stato il “Guerriero di Dio” fino agli ultimi giorni della propria vita, sia in veste di Papa che tracciando una linea filosofica e teologica dal ritiro nel monastero Mater Ecclesiae, dove illuminava credenti e lettori sulle sfide della fede nel XXI Secolo. La grandezza intellettuale delle sue opere, dimostrano come se vi fu isolamento dalla società, ciò non rimosse il ruolo di attento osservatore dell’attuale società in Ratzinger.

Questo semplicemente perché siamo nell’epoca dell’istantaneità, della globalizzazione, dei dogmi della religione che devono scontrarsi con l’attualità e un uomo pronto a scoprire ogni mistero attraverso l’uso della ragione. Questa, una crociata tanto semplice ed efficace, da essere malvista ed ostruita da fin troppi intellettuali di levatura nazionale e internazionale: i fatti de La Sapienza nel 2007 ne sono la prova tangente, dove al Pontefice venne vietato d’intervenire nell’Ateneo con motivazioni strumentali.

Se vi fu errore nel pontificato di Benedetto XVI, forse questo era da individuarsi nell’incapacità di gestire il potere e incuterlo. Questo, perché lo scettro va sempre difeso con le unghie e con i denti, in un’esperienza che al contrario dimostrò i limiti di un pensatore alla guida dello Stato pontificio. Non è un caso come tali doti esulino anche da Papa Francesco, in condizioni che al contrario caratterizzarono il papato di Giovanni Paolo II anche per precisi quadri geopolitici tra la fine degli Anni ‘70 e l’inizio degli Anni 2000.

Nonostante i nobili intenti di Papa Benedetto XVI sulla pulizia della Chiesa Cattolica, in primis lo IOR fino ad arrivare alla spinosa questione dei preti pedofili, il Santo Padre ebbe sempre un nemico con cui fare i conti: la propria debolezza. La stesso debolezza che lo porterà a dimettersi, dai ruoli di ministero e quindi di governo, il 28 febbraio 2013.

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