MARIO DRAGHI: GAME OVER

Si chiude il Governo Draghi, in quello che potremmo definire l’epilogo più infimo per il Premier italiano.

L’ex Presidente della BCE perde una partita anzitutto sul senso dell’umiltà, mancato a larghi tratti di questa esperienza governativa. Non basta ottenere la fiducia di 133 senatori in un Senato semivuoto, che ugualmente non rendono meno amara la sconfitta politica di Draghi.

L’ho definito come “l’Uomo solo al comando dell’Italia”, rimanendo tale fino all’ultimo istante in cui ha ricoperto la sua carica istituzionale. Va bene la bassa lega della classe parlamentare odierna, ma era impensabile continuare un’esperienza governativa seguendo rigidamente la sua agenda politica e senza cercare mai il dialogo con le forze di maggioranza.

Draghi decideva tutto da solo, magari consigliandosi solo con quel piccolo cerchio magico che si era portato all’interno del Governo. Ha volutamente ignorato le proposte del Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, Forza Italia, la Lega o Italia Viva. Pensate, stesso trattamento anche per Di Maio, oggi trasformatosi in un convinto draghiano per interesse politico.

Dopotutto, il Premier non ha nemmeno provato a placare la burrasca all’interno della propria maggioranza: prima il rumors di una chiamata a Grillo per sollevare Giuseppe Conte dalla gestione dei 5 Stelle; poi i tabù sul Superbonus, i condoni, l’immigrazione, il reddito di cittadinanza o tematiche come il DDL Zan e lo Ius Scholae.

Per errori di comunicazione avvenuti intenzionalmente o meno, certo non ci si può presentare al giudizio delle Camere imponendo “o si fa come dico io o nulla”. Un modus che ha portato anche il Centrodestra compatto a non sostenere questa fiducia a Draghi, nonostante Silvio Berlusconi si rivendichi come padre del Draghi I.

Dimissioni ormai sacrosante e che il presidente Mattarella non potrà anche questa volta rigettare. Bisognerà capire cosa valuterà il Presidente della Repubblica per far andare avanti il Paese, in un voto anticipato che sembra l’unica strada percorribile per logica e buon senso. Ma conosciamo il buon Mattarella, quindi non mi meraviglierebbero sorprese su eventuali governi tecnici di scopo o nuove “alleanze Frankenstein” per ritardare il voto degli italiani.

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