La politica italiana non merita i Måneskin

In un Paese normale, i Måneskin sarebbero trattati come delle autentiche leggende della musica, considerato il loro successo nazionale e internazionale. Un gruppo di ragazzi che nonostante la giovane età, ha vinto tutto quello che c’era da vincere in giro per il mondo.

Eppure in Italia, nonostante lo status della band, tale rispetto viene meno. Lo si è visto nel pre-show del Circo Massimo, quando istituzioni e virologi – in cerca di notorietà – hanno cercato in tutti i modi di annullare il concerto romano.

Le hanno provate tutte, con tanto di talk show appositi dove demonizzare – e non parlare – della famosa data romana dei Måneskin: la nuova ondata di Omicron; il picco dei contagi; inviti ad annullare – e non rinviare – il concerto, quasi fosse una manifestazione politica non gradita ai piani alti delle istituzioni.

Insomma, non una grande accoglienza verso chi dovrebbe essere trattato da “re” in casa, considerato come negli ultimi due anni ha vinto un Sanremo, un Eurovision, aperto il concerto dei Rolling Stones, partecipato ai Rock Festival americani fino ad arrivare all’esibizione del Coachella. Ma si vede che le istituzioni italiane pongono le proprie simpatie verso cantautori più avanti con l’età, considerato il totale silenzio verso i mega concerti di Vasco Rossi oppure Jovanotti: che i due palcoscenici fossero zone Covid-Free e miracolate da qualche santo per prevenire i contagi? Tutto può essere nel magico mondo del ministro Speranza.

Al di là del fango mediatico, la buona notizia è che il concerto è venuto alla grande, ha visto una grande partecipazione e soprattutto il pubblico si è divertito. Un successone che sicuramente trascinerà nel rosicamento una grande fetta della politica italiana, troppi medici desiderosi di tornare ad avere il gettone di presenza in televisione e il governo Draghi al completo.

Dopotutto, le azioni contro i Måneskin testimoniano eccellentemente l’odio delle istituzioni italiane verso i nostri giovani. Un Paese per vecchi che cura gli interessi delle persone più avanti con l’età. Ma soprattutto bruciano di rabbia quando il loro slogan di “giovani incapaci e nullafacenti”, viene meno davanti all’esempio di ragazzi virtuosi e che ottengono un successo planetario grazie i loro sacrifici.

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