Mauro Delicato e Giuseppe Conforzi col bar di via del Martin Pescatore

Infernetto, bar dell’associazione antimafia sotto accusa: licenze, concorrenza e il caso portato in Consiglio del X Municipio

Un bar gestito da un’associazione antimafia all’Infernetto finisce nel mirino: dubbi su licenze, affitto agevolato e concorrenza sleale. Caso in Municipio X.

Un’associazione antimafia che nel quadrante dell’Infernetto ha ottenuto un locale dal Comune di Roma, passando alle cronache per delle attività anomale sul piano sociale e soprattutto attivistico. E’ la storia che si sta scrivendo attorno al nuovo bar di via del Martin Pescatone, preso da una realtà associativa e che farebbe somministrazione regolare di alimenti e bevande ad associati e non. Tutto ciò, peraltro, lasciando presumere a delle anomalie sulle licenze per effettuare un simile servizio e creando una concorrenza sleale verso le attività di ristorazione già presenti in quel quadrante cittadino.

Un bar gestito da un’associazione antimafia al centro delle polemiche all’Infernetto

La vicenda si sviluppa a partire dalla fine di maggio, quando nei locali dove si registrarono alcune epiche scene del film “Troppo forte” di Carlo Verdone, un’associazione antimafia ha acquisito dei locali per svolgere la propria attività sociale. Un’inaugurazione in “pompa magna”, che vede la partecipazione anche di istituzioni legate al Comune di Roma e al X Municipio. Tutto lasciava presumere, anche per la vicinanza ad alcuni volti pubblici dediti alle tematiche dell’antimafia, alla creazione di un posto che vedesse la forte impronta nella sensibilizzazione ai temi della legalità sul territorio lidense e soprattutto nelle scuole.

Premesso che questo spirito sociale non sembra venuto mai meno, almeno al momento, il polo associativo dimostra di essere un qualcosa di più. In questo senso, la funzione di un “bar bistrot”, che nonostante lo statuto di associazione svolgerebbe ugualmente attività di lucro ed erogherebbe indistintamente dei prodotti, come caffè o cornetti, ad associati con regolare tessera e anche normali cittadini. Tutto ciò, nei fatti, creando una concorrenza con le attività commerciali specializzate nel settore della ristorazione in quel quadrante cittadino.

Proprio un imprenditore della ristorazione di quel quadrante, V.S., aveva segnalato per primo delle anomalie, a cominciare dalla stampa di scontrini per dei caffè erogati anche a persone non iscritte all’associazione con sede legale a Ostia. A parere dell’esercente, i vizi di forma dell’attività erano rintracciabili nelle dinamiche di erogazione dei servizi, i prezzi di listino, la calibratura dell’IVA e soprattutto i canoni d’affitto al Comune per tenere aperto un simile servizio. Una vicenda arrivata all’occhio anche dell’attivista Mauro Delicato, che si è interessato alla vicenda con la propria associazione “Giustizia X Ostia”.

La politica si defila, ma Conforzi chiede chiarezza

Il caso del bar all’Infernetto, col passare dei giorni, mostra di aver creato un effetto “repellente” verso la politica istituzionale romana. Per i volti noti che ruoterebbero attorno alla vicenda, consiglieri e istituzioni sono stati i primi a inaugurare lo spazio, salvo poi sparire e poi scaricare ogni coinvolgimento per chiedere dei legittimi chiarimenti amministrativi riguardo la regolarità della realtà socio-commerciale. Una tendenza che non ha toccato il consigliere Giuseppe Conforzi, che ignorando le pressioni percepite dai colleghi, ha ugualmente richiesto nella giornata di ieri una la possibilità di una convocazione della Commissione Trasparenza e Garanzia del X Municipio per valutare la piena regolarità dietro l’attività nei locali nei pressi della Pineta di Castel Fusano.

Il consigliere FdI richiede una Commissione Trasparenza e Garanzia per il bar dell’Infernetto

Se il bar almeno fino a oggi non vede irregolarità pendere sulla propria testa, verificare che l’attività avvenga nel pieno rispetto delle regole diventa un legittimo quesito posto dai consiglieri eletti in Aula “Massimo Di Somma”. Conforzi, Capogruppo di Fratelli d’Italia in X Municipio, ha scritto una lettera al collega Pietro Malara, dove richiede la convocazione della Commissione lidense dove opera proprio come Presidente.

Nella richiesta di Conforzi, rintracciabile al protocollo n° 81236 del 9 giugno 2025, si chiede anzitutto se l’associazione lidense può svolgere la continua erogazione di alimenti e bevande nei propri locali. Tutto ciò partendo dalle licenze per poter svolgere questo tipo di servizio alla clientela, fino ad arrivare alla SCIA, ovvero la “Segnalazione Certificata di Inizio Attività” dove l’imprenditore attesta di poter avviare il proprio negozio prendendosi la responsabilità di dichiarare il possesso di tutti i requisiti previsti dalla legge in materia.

Ci sarebbe un terzo cavillo, non meno importante. I canoni d’affitto che, come sottolinea Conforzi, all’associazione sarebbero ridotti all’80% per fruire del locale di via del Martin Pescatore. Un’anomalia finanziaria che, almeno per il consigliere di Fratelli d’Italia, andrebbe chiarita visto come l’associazione effettuerebbe attività di ristorazione a pieno titolo: metodologie che, al momento, sarebbero rintracciabili con gli scontrini facenti riferimento a colazioni, merende e aperitivi. La palla ora passa al presidente Malara, che dovrà verificare la fondatezza delle richieste intercorse e valutare se la vicenda abbia bisogno di ulteriori approfondimenti con l’ausilio delle istituzioni del Comune di Roma e i dirigenti degli uffici competenti.

Il nodo degli elettrodomestici trasferiti da “Aneme e Core”

La vicenda, ripresa dalla lunga lettera istituzionale del consigliere Giuseppe Conforzi, evidenzia anche un’altra anomalia: il prelevamento, da parte dell’associazione antimafia lidense, di elettrodomestici dall’ex stabilimento “Aneme e Core”. Una vicenda che ha fatto scalpore proprio dopo il post della realtà associativa, coi cittadini di Ostia Ponente che hanno interpretato il gesto come lo svuotamento di quello che, fino allo scorso anno, era la loro spiaggia di riferimento sotto casa. Ma quel trasloco, fatto con un camioncino bianco per trasportare lavastoviglie e sedie all’Infernetto, era pienamente regolare? Dal X Municipio sosterrebbero come l’azione fosse pienamente autorizzata, ma ancora nessuna carta accerta quella che al momento è solo una “voce di corridoio”.

 

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1 commento su “Infernetto, bar dell’associazione antimafia sotto accusa: licenze, concorrenza e il caso portato in Consiglio del X Municipio”

  1. salve io sono vittorio selli quello che ha fatto scoppiare il bubbone con una querela per chiedere spiegazioni su una cosa che risulta davvero poco chiara. perché è stato sbandierato da tutti che il locale era stato sottratto alla criminalità? ( mi sto studiando la normativa e posso dirvi che per i locali sequestrati c’è la possibilità di contributi a “pioggia”).
    perchè nel bando si fa riferimento ad attività culturali ( per inciso una delle associazioni voleva farci un punto di gestione della pineta ) che attività culturale è un bar bistrot anche se mascherato da scuola\accademia prossimamente università. in ultimo mi rivolgo direttamente all’associazione e alla angeli smettetela di bloccare quelli che non la pensano come voi; non è il giusto atteggiamento di chi sbandiera la legalità ma piuttosto è l’atteggiamento di chi dite di combattere.

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