Il Maestro che promise il Mare, recensione del film di Patricia Font. La pellicola racconta la storia dell’insegnante catalano Antoni Benaiges
“Il Maestro che promise il Mare” è un dramma che fa riflettere. Un piccolo gioiellino del cinema spagnolo, capace nella sua narrazione di fare ricerca storica, raccontare un periodo nero della Penisola Iberica, omaggiare degnamente una figura come quella di Antoni Benaiges e far riflettere il pubblico in scatola. Era difficile raccontare una storia dai tanti intrecci narrativi, facendo fondere al suo interno la dimensione della storia, la pedagogia verso i bambini e soprattutto le persecuzioni messe in atto dai franchisti nel 1936.
Il dramma storico attorno a “Il Maestro che promise il Mare”
Con la regia di Patricia Font, la storia (qui il trailer) intreccia due storie a distanza di 74 anni. Da una parte Antoni Benaiges, maestro comunista e ateneo chiamato a insegnare nel 1934 in un piccolo villaggio di Burgos. Dall’altra Ariadna, che nel 2010 decide di aiutare il nonno Carlos a ritrovare il corpo del padre: quest’ultimo prima imprigionato e successivamente giustiziato dai militari del regime franchista perché oppositore politico.
La figura di Antoni Benaiges
Il maestro Antoni, come si fa chiamare dai piccoli alunni di Burgos, è interpretato dall’attore Enric Auquer. Attivo nelle file comuniste spagnole alla metà degli Anni Trenta, attira subito le antipatie dei volti di spicco del piccolo paesino dove va a lavorare. Non solo la militanza politica, affrontata anche come firma sui giornali del partito comunista e dove non disdegna critiche alla Destra spagnola. E’ anche un insegnante fuori dall’ordinario: apre la mente dei ragazzi fuori dai confini di quel paese per quell’epoca storica, investe sulla loro fantasia e li avvicina alla scrittura attraverso la stampa. Un modo per far pensare a quei ragazzi, tutti sotto i 10 anni, che possono essere artisti o scrittori, non percorrendo per forza i lavori dei padri come contadini o lattai.
Benaiges non insegna solo a calcolare, scrivere o leggere. Vuole insegnare ai bambini come “essere bimbi”, portando avanti i propri sogni e le proprie passioni. Tutto ciò senza avere la fretta di diventare adulti, magari per aiutare la famiglia in casa. Una visione di pura libertà e di come un maestro dovrebbe essere, ma che viene percepita come un pericolo – o meglio una depravazione – dai franchisti e la Chiesa.
Perché andare a vedere “Il Maestro che promise il Mare”?
E’ un film storico, che merita di essere visto al cinema. Non è una pellicola di leggerezza, ma un momento dove si può toccare il mondo dell’autore e magari riflettere, immaginare. Vedendolo, viene normale dirsi interiormente: “Anche io avrei voluto un maestro simile a scuola”. Una didattica basata sulle proprie passioni, la curiosità, la voglia di scoprire il diverso e le terre lontane. Tutto ciò che la scuola, a livello europeo, non è oggi.
Voto alla pellicola: ⭐⭐⭐⭐⭐
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