Chi ci pensa ai lavoratori licenziati perché dicono “No” al vaccino? Una voce “fuori dal coro”

Roma – Una domanda a caldo: chi dovrebbe pensare ai lavoratori sospesi senza stipendio o licenziati dalle aziende, per il solo fatto di non volersi fare iniettare il vaccino?

Quando parliamo dell’assalto alla CGIL, forse dovremmo partire da questo presupposto.

IL LAVORATORE TRADITO DAL SINDACATO – È un dato oggettivo: a nessuno interessa la condizione di un lavoratore “no vax. Ma è la Costituzione Italiana a dare due fondamenti basilari: l’incipit anzitutto, incarnato dall’art.1, che stabilisce come l’Italia sia ed è “una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” e quindi l’articolo 4 che riporta come la nostra Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto” e pertanto “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

Eppure oggi il lavoratore viene penalizzato – anche con la misura ultima (e più estrema) del licenziamento – per una scelta politica, ideologica o per una titubanza – peraltro condivisibile – verso un siero che continua a dare problemi alla salute umana, come dimostrano quelle tante famiglie in causa con lo Stato Italiano per la perdita dei propri cari. Ed è proprio in questo frangente che avviene il tradimento dei sindacati, disinteressatesi completamente della condizione del lavoratore per seguire le politiche poco condivisibili di Mario Draghi.

CHI CI PENSA ALLA MAMMA LICENZIATA? – Voglio condividere un piccolo pensiero, frutto di recentissima esperienza personale: solo nell’ultima settimana, ho visto perdere il lavoro a tre amici di Roma Sud a cui sono molto legato. Sono forse per questo degli ignoranti in preda alle fobie del complotto nazionale? Assolutamente no! Stiamo parlando di professori, impiegati, cuochi con esperienza decennale nell’ambito della ristorazione, ben lontani da quell’area politica “no vax” che si nutre ed alimenta con la “formazione” attraverso siti e fonti discutibili della Rete alla “grandecocomero.com“.

Stiamo parlando di persone che per propria formazione si informano quotidianamente attraverso organi di stampa e testate riconosciute, nonché autorevoli, su come vada il mondo ed il proprio Paese e che sono abituate a relazionarsi con un pubblico di clienti o studenti.

Persone – e quindi lavoratori – disposte a sottoporsi al tampone ogni 48 o 72 ore a spese proprie, per l’importanza di garantire un costante monitoraggio della propria salute e per rispetto di quella dei colleghi.

Persone – e quindi lavoratori- che sono state sospese o direttamente allontanate dal proprio mestiere e dalla propria professione, lasciate senza stipendio fino a gennaio, in una netta ed evidente violazione di qualsiasi diritto basilare per la tutela del lavoratore.

Persone – che non sono numeri – che hanno paura delle reazioni avverse di questi sieri, davanti anche a uno Stato che non riesce a tranquillizzarli sulla bonarietà di questi farmaci.

Persone infine – e non giocattoli – che oggi perdono il lavoro, cadendo nella disperazione di chi finirà a breve i risparmi per andare avanti, pagare l’affitto, crescere o fare dei regali ai propri bambini.

Oggi il Paese “che conta” si dimostra del tutto solidale con la CGIL, ma io chiedo: a queste persone chi ci pensa?

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